Prima la chat erotica e poi scatta il ricatto

Una decina di segnalazioni in pochi giorni alla Postale. Le vittime sono adolescenti maschi che vengono immortalati in atteggiamenti espliciti


di Mara Deimichei


TRENTO. Prima l’incontro in chat nel quale dopo le chiacchiere si passa a gesti sessuali - per quanto virtuali - espliciti. Poi la richiesta di amicizia in Facebook e quello che poteva restare un incontro da «brivido lungo la schiena» si trasforma in uno strumento di ricatto. E ci si inserisce in una spirale senza uscita. Ne sanno qualcosa la decina di adolescenti trentini (ma la sensazione che è siano solo la punta dell’iceberg) che nelle scorse settimane hanno chiamato la polizia postale per raccontare l’incubo che stanno vivendo. Un incubo dal quale pare non esserci uscita. Ed è anche per questo che la dirigente Tiziana Pagnozzi ha deciso di raccontare quello che succede e che si può etichettare con il termine «sexting». Perché la prevenzione è in questo caso appare essere l’unica arma.

«Il punto di partenza sono delle chat particolari - spiega - con “chatroulette” che è la più famosa. Il sistema ti mette in contatto a random con persone sconosciute. Tu vedi la foto e puoi decidere se chattare oppure no». Fin qui niente di male. «Accade, e le vittime sono soprattutto adolescenti maschi fra i 14 e i 17 anni, che si venga invitati a masturbarsi o a mostrarsi nudi alla web cam - continua - o ad inviare foto esplicite, a chi sta dall’altra parte del video. Molto spesso si tratta di belle ragazze ma è possibile che in fondo, dietro a tutto questi ci sia una vera organizzazione. Si passa quindi alla fase due. La ragazza chiede al malcapitato l’amicizia in Facebook e lui non ha problemi a rispondere positivamente». È a questo punto che inizia l’incubo. «La ragazza - spiegano alla Postale - a questo punto passa all’attacco con la minaccia molto esplicita. Del tipo: ho filmato oppure ho le foto del nostro incontro e se non mi paghi subito 100 euro le mando a tutti i tuoi amici di Facebook. Che significa di fatto che le mettono in rete accessibili a chiunque». Un ricatto in piena regola. E c’è chi dice di sì e paga - magari rubando il denaro dal portafoglio della madre - spedendo i 100 euro all’estero. Ma non finisce così. Dopo il primo pagamento arriva la richiesta di altro denaro e l’incubo diventa senza fine.

Risalire agli autori del ricatto è un’impresa ardua. Si tratta di persone che sono su server stranieri e anche i soldi finiscono all’estero. Ed è quasi certo che il nome che viene dato come destinatario del «bonifico» è in realtà falso. E poi ci sono i video e le foto compromettenti che potenzialmente potrebbero finire nella rete e non essere più eliminate.

È per questo che la polizia Postale vuole mettere in allarme chi usa questi sistemi di «comunicazione» perché la prevenzione è l’unica arma che può dare dei risultati in un mondo - quello di queste chat - in cui l’80 per cento degli iscritti si presenta già davanti alla web cam senza vestiti. E l’allarme viene lanciato anche a beneficio di insegnanti e di genitori per avvertirli del mondo che si può nascondere al di là dello schermo del computer e per spingerli a fare un controllo di più piuttosto che uno di meno. Per evitare che un alunno o un figlio finisca in un vortice pericoloso che lo può inghiottire.

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