Precipita e muore durante la gita della Sat

La vittima è Olga Massenzi, 69 anni: è caduta per 200 metri a Cima del Prete. Il presidente della sezione Pirotta: «Era dietro di me, l’ho sentita urlare»


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. Ha fatto in tempo a lanciare un grido. Poi, è caduta per oltre 200 metri finendo in un crepaccio. E’ morta così, ieri mattina alle 7,30, a quota 3.200, vicino alla Pfaffensattel (la Cima del Prete) sulla cresta di confine tra Italia e Austria, sul versante austriaco, Olga Massenzi, 69 anni infermiera in pensione di Pergine. Tra meno di un mese, il 6 agosto, avrebbe compiuto 70 anni. Appassionata di montagna e alpinista esperta, era andata oltreconfine con una gita della Sat perginese. A guidarla proprio il presidente della sezione, Cesare Pirotta. L’obiettivo della gita era raggiungere lo Zuckerhult (Pan di Zucchero) a quota 3.507 metri per ammirare le magnifiche montagne dello Stubai. La comitiva era composta da 16 persone divise in quattro gruppi. Non erano in cordata.

Ogni gruppo aveva una guida della Sat. Olga Massenzi faceva parte proprio del gruppo con il presidente Pirotta che racconta con dolore e angoscia quello che è successo: «Abbiamo pernottato al rifugio Cima Libera, a quota 3.145. Siamo partiti alle 6,30 di ieri mattina ed eravamo in marcia da un’ora. Stavamo percorrendo un sentiero di cresta per arrivare alla Cima del Prete, a quota 3.458 metri. Non eravamo in cordata perché durante il sopralluogo del giorno prima avevamo valutato che il sentiero non avesse particolari difficoltà. C’erano passaggi di secondo grado più vicino alla Cima e avevamo previsto di metterci in cordata in quel punto. Il sentiero, comunque, è sulla cresta. Da un lato c’era un salto di una trentina di metri che finiva in un nevaio tranquillo, ma dall’altro c’era una specie di strapiombo di almeno 200 metri che finiva in un crepaccio di qualche metro che sta al termine del ghiacciaio. Olga è caduta proprio da quella parte. Io ero davanti a lei. Proprio poco prima l’avevo guardata e le avevo chiesto: “Come va?” Tutto bene, mi aveva risposto. Le sue ultime parole. Poi tutti noi abbiamo sentito quell’urlo straziante. Mi sono voltato e l’ho vista cadere. Eravamo tutti impotenti e allibiti mentre è stata ingoiata dallo strapiombo, con lo zaino che le si staccava dalla schiena».

Pirotta spiega che la zona era stata valutata idonea durante un sopralluogo del giorno precedente e aggiunge che Olga Massenzi era molto esperta: «Era molto in gamba. Veniva a quasi tutte le nostre gite. Era stata l’anno scorso sul Similaun e due anni fa sul Civetta. Dimostrava molti meno anni rispetto alla sua età. E’ stata una tragica fatalità». Il presidente della Sat aveva preso ogni precauzione: «L’incidente è avvenuto a circa metà strada sulla strada per raggiungere la Cima del Prete. Poi dovevamo risalire e raggiungere il Pan di Zucchero. Ci sarebbero volute 4 ore e mezzo di cammino, in totale. Con noi c’erano anche quattro istruttori della Scuola Lagorai e un allievo istruttore. E poi c’ero io che sono abilitato a seguire gli escursionisti su passaggi di primo e secondo grado. Purtroppo ci si è messa in mezzo una dannata sfortuna. Se Olga fosse caduta sul versante italiano, quello con il nevaio, probabilmente non le sarebbe accaduto niente. Mentre sul versante austriaco c’è un vero e proprio strapiombo. Lei è caduta proprio da quella parte ed è finita dentro il crepaccio finale».

Così una banale scivolata si è trasformata in una tragica fatalità. La povera Olga ha perso l’equilibrio. In quel punto è sentiero è abbastanza stretto e non ci sono appigli, visto che corre proprio sulla cresta di confine. La donna ha avuto solo il tempo di lanciare un urlo straziante. Un urlo che rimarrà per sempre nelle orecchie di Pirotta e degli altri partecipanti alla gita. Uno degli istruttori che accompagnavano il gruppo ha cercato di soccorrere la donna. Si è calato con una corda, ma lo strapiombo era troppo difficile e si era alzata la nebbia. Così ha dovuto rinunciare. Il gruppo ha dato l’allarme al Soccorso alpino austriaco. Sul posto sono arrivati due elicotteri, ma non sono potuti intervenire subito proprio a causa della nebbia.

Gli elicotteri ci hanno messo un po’ a individuare il corpo della donna che era nascosto dentro un crepaccio. Poi, hanno capito dove si trovava grazie allo zaino che era poco distante. Una volta trovato il corpo, due soccorritori si sono calati dall’elicottero e l’hanno recuperato. Era ormai mezzogiorno. Il corpo, poi, è stato portato all’Istituto di medicina legale di Innsbruck. Come sempre accade in questi casi in Austria, è stata disposta l’autopsia. Per ricostruire l’accaduto è intervenuta la polizia alpina di Rum, una cittadina poco lontana. La salma sarà rimpatriata dopo l’esame autoptico.

I partecipanti alla gita sono stati ascoltati dalla polizia e poi sono tornati a casa, a Pergine, con le loro auto.

Ieri sera è toccato proprio a Pirotta andare a spiegare quello che era accaduto alla famiglia della sfortunata vittima. Il marito Vittorio Zanon, guardacaccia in pensione, non partecipava alla gita, anche se condivideva la passione per la montagna della moglie. Però, preferiva le escursioni più semplici. Non c’erano neanche le due figlie, Alessia e Monica. La povera Olga, invece, amava mettersi alla prova anche nelle gite più impegnative, tanto che aveva affrontato gite anche più impegnative di quella nella quale ha trovato la morte. Anche ieri era stata la prima ad alzarsi al rifugio Cima Libera e tra le prima a mettersi in marcia. I compagni di gita sapevano che era perfettamente in grado di affrontare quell’ascensione. La donna era molto esperta e anche attrezzata. Quindi, la spiegazione più plausibile è che la donna abbia messo il piede in fallo scivolando. Il versante ripido non le ha lasciato scampo.

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