Piccole imprese, nasce Rete Italia

Artigiani, Unione e Confesercenti insieme. Affossato il Coordinamento: una «frecciata» a Confindustria e Cooperazione


di Roberto Colletti


TRENTO. Le piccole imprese battono un colpo. Si costituisce Rete Imprese Italia e s'estingue, per naturale consunzione, il Coordinamento imprenditori. L'iniziativa, che intona il requiem per un organismo ormai estenuato, è dell'Unione commercio di Gianni Bort, dell'Associazione artigiani di Roberto De Laurentis e della Confesercenti di Loris Lombardini. E non si escludono altre adesioni. «Le nostre piccole e medie imprese sono ben oltre la metà delle realtà produttive del Trentino e non ha rappresentanza adeguata», sintetizza Bort. «Vogliamo costruire un soggetto che sappia interloquire con le istituzioni e con il potere politico parlando con la voce dei commercianti e degli artigiani. I nostri punti di vista ed i nostri interessi hanno poco a vedere con quelli, troppo spesso debordanti, delle grandi imprese. Abbiamo deciso di cambiare registro».

I troppo potenti. Con l'abilità di chi ha imparato a navigare ai vertici romani e tra le poltrone, sempre minate, di Confcommercio, Bort non nomina Confindustria e Cooperazione, ma è chiaro che sono loro, gli industriali di Paolo Mazzalai e le cooperative di Diego Schelfi, l'oggetto dell'implicita polemica che ha come bersaglio quegli interessi e quei poteri di relazione che, anzitutto nei rapporti con la Provincia e con i suoi contributi, schiacciano il “piccoli”. Dopo anni di mugugni, la decisione: in settimana la costituzione della sezione trentina di Rete Imprese Italia sarà ufficializzata e poi al lavoro con una struttura “inizialmente leggera, anzi leggerissima, e con una presidenza a rotazione”spiega sempre Bort. Il modello, del resto, è Imprese Italia nata un paio d'anni or sono, figlia del “patto” siglato a Roma nell'assemblea del teatro Capranica tra Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Cna e Casartigiani.

La reazione. «Sono tempi difficili e gli imprenditori debbono mostrare la capacità di reagire, avere un soprassalto di volontà: questo è l'obiettivo delle nostre associazioni», conferma De Laurentis. «Cosa sarà del Coordinamento? Non so e non mi preoccupa. Anzi, ad essere sincero ho sempre avuto la sensazione che servisse sopratutto ai “grossi” per smorzare le polemiche con il potere: dopo aver concluso i propri affari, beninteso. Siamo stufi di fare da tappezzeria». Più chiaro di così il presidente degli Artigiani non poteva essere, chiarezza che non difetta nemmeno a Lombardini: «Il Coordinamento non ci ha mai rappresentato granché, ha sempre espresso altri interessi. E, francamente, negli ultimi anni non ricordo alcuna sua iniziativa che abbia lasciato il segno».

Comica finale. Insomma, un de profundis senza appello. Confermato, del resto, dallo sgradevole o forse semplicemente comico, episodio accaduto nei mesi scorsi quando il presidente dell'organismo - allora era Natale Rigotti oggi è Luca Libardi degli albergatori Asat – presentando agli uffici di Dellai il documento programmatico unitario, s'era sentito dire dall'imbarazzato dirigente generale che non serviva, che le varie associazioni “avevano già inviato le loro osservazioni e conclusioni.” Per conto proprio, evidentemente. Il Coordinamento, insomma, già allora non esisteva più ed ogni categoria continuava a fare ciò che sempre aveva fatto: contrattare direttamente con Dellai e con gli assessori di turno leggi, regolamenti, finanziamenti e contributi. Con la conseguenza che sì, effettivamente, come dice fuori dai denti De Laurentis, se a qualcosa serviva il tavolo comune era “sopire” le polemiche che infastidivano il governatore.

L'impegno. Ora Bort, De Laurentis e Lombardini promettono di cambiare musica. Si vedrà se ci riusciranno, ma intanto ci provano. In ogni caso la loro decisione pone fine al fantasma di un Coordinamento che, in realtà, non interessa nemmeno a Mazzalai ed a Schelfi: se debbono far valere gli interessi dell'industria e della cooperazione, non hanno davvero necessità di elaborare documenti assieme a commercianti ed artigiani: telefonano a Piazza Dante. Resta la curiosità di chi officerà il funerale della creatura nata – già allora in polemica con l'inefficacia rappresentativa della Camera di commercio - il 9 febbraio 1977 tra Gianni Ferrari, in rappresentanza dell'Unione Agricoltori, Sergio Chiesa degli albergatori, Remo Jori per gli artigiani, Carlo Torzi per i commercianti e l'industriale Paolo Moruzzi. Dopo 35 anni, quell'avventura è proprio finita.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano