Pergine, muore investito dal treno

Angelo Davarda, 54 anni, era stato ospite di una comunità per malati psichici


Roberto Gerola


PERGINE. Morto travolto dal treno mentre tornava a casa. Un tragico incidente dovuto all'imprudenza. La vittima è Angelo Davarda, 54 anni, residente nelle case Itea di via Graberi. Un soggetto «debole» al quale, i servizi sociali avevano assegnato un alloggio da un paio d'anni. Era stato paziente psichiatrico, poi dimesso appunto in alloggio Itea. L'incidente è avvenuto la serata di sabato.

Angelo stava percorrendo via Graberi per raggiungere la propria abitazione, dove viveva da solo. Le sbarre del passaggio a livello erano abbassate per l'arrivo del treno da Bassano che arriva a Trento alle 23. A Pergine si ferma circa 40 minuti prima. Erano quindi le 22.15 circa quando il convoglio è transitato in via Graberi e stava affrontando la curva per immettersi nella stazione di Pergine. Angelo proveniva dal centro storico, aveva superato la prima sbarra probabilmente passando a fianco e non sotto.

Il treno l'ha centrato in pieno e nulla ha potuto il conduttore pur azionando i freni. Il treno si è fermato alcuni metri più avanti. Angelo è stato centrato finendo nella cunetta sulla sinistra in direzione della stazione dopo un balzo di una decina di metri. Immediato l'allarme: Polizia di Stato, vigili del fuoco volontari, carabinieri. La strada che collega viale Venezia a via Vigolana è stata chiusa per le operazioni di recupero del cadavere. Sul momento si era sparsa la voce che si fosse trattato di un suicidio. Poi, l'evidenza, accertato chi fosse la vittima. C'è stato anche un testimone, un giovane che l'ha visto cercare l'accendino che gli sarebbe caduto dopo essersi acceso una sigaretta, che avrebbe tentato di avvisarlo dell'arrivo del treno.

Angelo indossava estate e inverno una pesante giacca a vento imbottita. Faceva chilometri soprattutto in centro a Pergine. Fermava tutti, magari più volte al giorno per chiedere un euro, una sigaretta. Spesso, per intenerire l'interpellato raccontava miserevoli storie le più disparate mettendosi anche a piangere. Bastava tuttavia un leggero rimprovero per farlo allontanare. Spesso raccoglieva mozziconi di sigarette dai portacenere o da terra. Angelo era conosciuto da tutti in città, consumava il pasto alla mensa della casa di riposo. Era insomma totalmente assistito. Fino a due o tre anni fa aveva lavorato in una legatoria e prima era stato ospite di Maso San Pietro, una comunità terapeutica per inserire i disabili psichici nel mondo del lavoro. Sabato sera, l'imprudenza gli è stata fatale. Ulteriori accertamenti sono in corso.













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