«Per il nostro Chico massimo sostegno dal ministro Bonino»

Gianni Forti: stiamo cercando di far riaprire il caso alla Corte suprema, con un nuovo avvocato e l’aiuto del ministero


di Giuliano Lott


TRENTO. La parola “fine” sulla vicenda di Chico Forti non è stata ancora scritta, e fino a che ci sarà una speranza la sua famiglia tenterà ogni strada per riportarlo a casa. Lo assicura Gianni Forti, lo zio ci Chico che segue passo per passo la vicenda giudiziaria in cui l'imprenditore trentino si è trovato condannato al carcere negli Stati Uniti, senza apparente possibilità di revoca della pena. «Ho parlato stamattina (ieri, ndr.) con il segretario del ministro Emma Bonino, che mi ha spiegato come il senso delle parole del ministro sia stato in parte oscurato dall'intervista trasmessa sulla Rai».

Quella in cui il ministro sostiene che non c'è nessuna strada politica praticabile per liberare Chico?

Questo è quello che è stato estrapolato, ma il ministro ha detto molte altre cose. Innanzi tutto, che il caso ha priorità tra quelli seguiti dal nostro ministero degli esteri, e che il sostegno e l'attenzione non mancheranno. E poi che l'unica strada praticabile passa attraverso una prassi, consolidata in America: la riapertura delle indagini va richiesta tramite una petizione alla Corte Suprema. Ciò deve avvenire attraverso uno studio legale americano accreditato, al quale spetta di dimostrare che sono emerse delle nuove evidenze rispetto a quelle del processo, sia nuovi elementi, sia fatti ignorati o trascurati dalla corte che ha condannato Chico.

Vi state muovendo in questa direzione?

Sì, ma non è così semplice come sembra. Attraverso il Consolato italiano a Miami abbiamo ottenuto una lista di studi legali a cui rivolgerci. Certo, dobbiamo anche valutare il prezzo. Certi costi non ce li possiamo permettere.

Intende la parcella di uno studio legale “top”?

Sì, abbiamo bisogno di avvocati che si impegnino a prendere in mano il caso di Chico con decisione, fino in fondo. Purtroppo finora non abbiamo avuto molta fortuna, l’ultimo avvocato americano che lo ha seguito non ha rispettato strategie e tempi da stabiliti all’inizio. Infatti è andata male. Dopo tre esperienze negative speriamo di non farne una quarta.

Ritenete di avere elementi per far riaprire il caso?

Sì, abbiamo nuove prove, o comunque elementi che non sono stati valutati dai giudici americani.

Quali sono questi nuovi elementi?

La tesi è la stessa analizzata da Roberta Bruzzone nel libro sulla vicenda di Chico. É stato condannato senza alcuna prova, e solo per truffa, dopo essere stato assolto dalle accuse di omicidio, sia come esecutore che come mandante. Persino i giurati, con cui abbiamo parlato dopo il processo, pensavano che si trattasse di un processo per truffa invece che per omicidio. Ma negli Usa riformare una sentenza è un evento rarissimo.

L’attenzione dei media sul caso rimane però alta.

Sì, la dottoressa Bruzzone sta girando a presentare il libro in tutta Italia, presto verrà anche a Trento. Noi contiamo sul sostegno del ministero, ma do bbiamo fare presto perché Chico è allo stremo.

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