sanità

Pediatri, Cavalese mette nei guai Trento

Turni non garantiti (pure a Rovereto) con medici del S.Chiara inviati in valle. Bordon: «C’è sofferenza, faremo assunzioni»


di Gianpaolo Tessari


TRENTO. I reparti pediatrici degli ospedali di Trento e di Rovereto sono in sofferenza: per garantire una presenza nei punti nascita periferici di Cles e Cavalese in questi giorni sono stati depotenziati i turni dei pediatri nei due centri maggiori della provincia. In altre parole i medici vengono mandati nella valli per supplire ai noti problemi in quelle zone ma, con la classica coperta corta, nel capoluogo e in Val Lagarina si creano ulteriori difficoltà: anche i riposi e le ferie dei medici sono messi in discussione. E a Trento e a Rovereto, è superfluo ricordarlo, si ha la stragrande maggioranza dei parti in Trentino.

Una situazione molto problematica che non lascia indifferente l'Azienda Sanitaria: infatti verranno fatte tre ulteriori assunzioni di medici dalla lista del famoso concorso per pediatri, ma qualche ombra rimane per il futuro prossimo.

Se qualcuno pensava di avere da Roma una risposta rapida riguardo ad un'ulteriore proroga (in deroga) del punto nascita di Cavalese andrà deluso: l'incontro nella capitale con il Cnp (Comitato percorso nascita nazionale) dovrebbe tenersi non prima di fine mese con, anzi, la possibilità che se ne parli a metà marzo.

Il direttore generale dell'Azienda sanitaria, Paolo Bordon, è al lavoro per una soluzione che mitighi l'emergenza legata ai pediatri: «In questo momento siamo in difficoltà sia al Santa Chiara che all'ospedale di Rovereto. Noi dobbiamo garantire il fuzionamento di Cles, dove abbiamo fatto delle assunzioni, e dove siamo costretti a chiedere di fare dei turni anche a dei pediatri in servizio a Trento e Rovereto. Cavalese, invece, è supportato prevalentemente dai medici del Santa Chiara. La situazione è resa ancora più difficile dal fatto che abbiamo pediatri assenti per infortuni, per malattia o perché sono in gravidanza. Tra Rovereto ed il capoluogo mancano 5 pediatri».

«Ecco allora che in questa situazione ci sono medici che hanno dovuto saltare il riposo o rinviare le ferie. Ora in sostituzione abbiamo chiamato altri tre pediatri, prendiamo tutti quelli rimasti nella graduatoria del concorso che avevamo fatto. Ci serve un tempo tecnico perché si licenzino dove stanno lavorando ora e per riassumerli qui da noi. A parte l'ormai famoso pediatra che ha scelto di andare a Cavalese come scelta di vita, i tre nuovi assunti non andranno in quel punto nascita, visto che come è noto nessuno aveva accettato nemmeno in prima battuta quella destinazione. Verranno a Trento (e a Rovereto) e dovranno fare dei turni anche a Cavalese» chiude Bordon.

Cavalese è in deroga rispetto alla chiusura dei punti nascita nazionali che prevedono un numero minimo di 500 parti all'anno. Ma per potere esercitare la deroga deve essere presente ad ogni parto anche un pediatra: e qui il meccanismo si è inceppato. Non si trovano: è una figura professionale di cui Italia c'è carenza. Secondo perché una sede periferica, come Cavalese, dove non c'è la rianimazione, viene considerata "rischiosa" da un pediatra che si dovesse trovare ad affrontare un'eventuale situazione d'emergenza.













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