Pd e Patt su Rossi, Upt pronta a rompere 

Al tavolo del centrosinistra anche il nome di Ghezzi. Muzio: «Tempo scaduto». Cgil, Cisl e Uil: «Decidete»



TRENTO. Difficile riassumere le conclusioni dell’ennesimo vertice del centrosinistra autonomista, a cui ieri - invitati dal Pd - si sono aggiunti, oltre a Renzo De Stefani (Primavera Trentina) anche i portavoce di «r-Esistiamo» (Claudia Merighi e Paolo Zanella), gli autoconvocati di area Dem che hanno portato al tavolo il nome del giornalista Paolo Ghezzi. «Se il vostro obiettivo è perdere con dignità, il nostro è vincere», ha incalzato Merighi. «Non è il nostro nome ma per noi andrebbe bene», ha ribadito il verde Marco Boato, confermando il no al Rossi-bis.

Ma prima di Boato il segretario del Pd Giuliano Muzio aveva chiesto di fare «un passo avanti»: «Non possiamo finire anche l’incontro di oggi con un nulla di fatto. Il tempo è scaduto, l’unico nome realmente in campo è quello di Ugo Rossi e il Pd propone dunque di passare a una verifica sui temi con l’attuale presidente». È parso spiazzato il capogruppo Alessio Manica, tornato ieri al tavolo dopo le ferie, secondo il quale la proposta Ghezzi «non può essere ignorata». D’accordo con Muzio (ça va sans dire) il Patt, e anche i Socialisti e Valcanover per i Radicali («Volete un’alternativa? Mauro Marcantoni», ha detto ieri citando il recente intervento dell’ex dirigente provinciale sul fine vita), mentre lo stop è arrivato dall’Upt. Silente il capogruppo Gianpiero Passamani, pur sollecitato a prendere la parola, ieri ha parlato Vittorio Fravezzi: «Siamo soci fondatori del centrosinistra, non abbiamo pregiudiziali nei confronti di nessuno ma è evidente che il punto di caduta non può essere Rossi». Nessuno ha più nemmeno accennato ai Civici di Valduga, da mesi convitato di pietra al tavolo e con i quali l’Upt mantiene aperto un canale di comunicazione. E la sensazione ieri è stata quella che il partito di Dellai - in attesa del parlamentino di lunedì - sia pronto a dire addio alla coalizione. Anche perché ieri non ha fatto nessun rilancio, né si è sbilanciata sul nome di Ghezzi. «Riaggiorniamoci», la laconica proposta, di fronte alla quale Pd e Patt hanno forzato chiedendo la verifica. Per non ratificare una rottura che è già nei fatti, Fabiano Lorandi (Mdp) ha chiarito che la verifica proposta dal Pd è per l’appunto una verifica che non chiude a possibili altri nomi che emergessero nel frattempo. Finito il vertice, in serata il Pd ha riunito il coordinamento e bisognerà capire se la linea pro-Rossi verrà confermata. Un appello agli schieramenti a decidere è arrivato ieri da Cgil, Cisl e Uil: «Il tempo per le chiacchiere e per le ambizioni personali è ormai scaduto. Il clima di rancore e le tentazioni di alzare barriere fanno delle elezioni di ottobre un appuntamento cruciale: è in gioco il destino della nostra Autonomia che ha permesso lo sviluppo della nostra comunità, reagendo anche con efficacia alla difficile crisi economica. Serve da parte di tutti una dimostrazione forte di responsabilità, che rimetta al centro l'interesse della nostra comunità, aprendo un confronto serio sui contenuti. Confronto a cui come parti sociali siamo pronti a dare il nostro contributo». (ch.be.)













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