COMUNALI 2015

Patt e Upt: «La sconfitta è colpa del Pd»

Conzatti e Panizza: «Ha imposto Miorandi e sbilanciato la coalizione a sinistra. Bisognava tenere dentro l’area civica»


di Chiara Bert


TRENTO. «Un Pd troppo autoreferenziale che impone i suoi candidati». Il giorno dopo la bruciante sconfitta del centrosinistra a Rovereto, dove Francesco Valduga ha travolto Andrea Miorandi, dagli alleati piovono bordate all’indirizzo dei Democratici. Colpevoli di aver imposto il sindaco uscente nonostante le contrarietà di una parte della coalizione. Ed è un’accusa che va oltre il caso Rovereto, che pure ha un peso politico diverso da altri Comuni: la maggioranza che governa la Provincia ha perso la seconda città del Trentino dove si è imposta una coalizione civica con i Verdi.

«Mi aspettavo che andasse così», è il primo commento della segretaria Upt Donatella Conzatti, che a Rovereto ha visto il suo partito spaccarsi e una metà andare con Valduga: «Noi eravamo partiti più di un anno fa, forti di un sondaggio e dell’umore in città, per convincere la coalizione a una riflessione. Il Pd si è intestardito sul nome di Miorandi e l’Unione, per senso di responsabilità e per il bene della coalizione, è arrivata ad un accordo doloroso, cosa che per esempio non ha fatto il Patt a Mori. Ma era tardi per recuperare. Avevamo proposto un progetto che potesse aggregare una parte delle liste civiche, ma a Rovereto questa disponibilità da parte del Pd non c’è stata. Anche noi come il Patt avevamo proposto le primarie e abbiamo ricevuto un no, non tanto dalla segreteria provinciale del Pd ma dal livello locale». A Rovereto, è l’analisi della segretaria Upt, «si sono scontati veti incrociati personali del passato, come quello tra Maffei e Lorandi, che hanno svilito la potenzialità di un progetto». «A Rovereto lo avevamo detto, con coraggio: serviva un cambio di passo, era il nostro stesso elettorato a chiederlo. Abbiamo dovuto ignorare i segnali, seguendo le vecchie logiche di partito. Noi, come Unione, proprio a Rovereto abbiamo pagato il prezzo più alto (la scissione del partito) e lo abbiamo pagato per tenere unita la coalizione. Tutti gli alleati devono interrogarsi.Il Pd appare forse troppo cittadino, il Patt è sul territorio, ma troppo spesso cerca alleanze altrove. Noi, abbiamo avuto tentazioni centrifughe, abbiamo anche dovuto resistere ai tentativi di costruzione di contenitori elettorali», è la stoccata interna (l’ennesima) al Cantiere di Dellai.

Dall’altra parte il Patt. Che con il segretario Franco Panizza analizza così l’esito dei ballottaggi: «Il centrosinistra mantiene un suo consenso che però non è sufficiente. Esistono movimenti civici che non si sentono rappresentati dai partiti tradizionali e con cui la coalizione deve dialogare. Noi avevamo proposto un percorso di primarie che avrebbe tenuto dentro l’area civica. Questo non è avvenuto, a Rovereto come a Cles, per l’autoreferenzialità del Pd». Il messaggio all’alleato è chiaro: «Non basta essere il primo partito, la sinistra da sola non è autosufficiente. E questo significa che quando si scelgono i candidati vanno fatte scelte senza sbilanciare troppo a sinistra la coalizione, con il risultato di indebolire l’area di centro. A Rovereto parte degli elettori nostri e ancor più dell’Upt se ne sono andati con le civiche di Valduga. A Lavis, dove si è seguito un metodo giusto, la coalizione e anche il Pd sono stati premiati».

Panizza si consola festeggiando i sindaci autonomisti, a Folgaria, Storo, Aldeno. A Mori, dove il candidato del Patt Moiola ha perso da quello di Pd-Upt Barozzi, «il partito è comunque cresciuto - rivendica il segretario - ora bisogna lavorare per ricostruire». Un lavoro che il centrosinistra autonomista dovrà fare in molti Comuni.

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