Patt, così la «macchina da guerra» da un anno perde pezzi

Ottobre, Kaswalder, Dominici, Corona, Baratter, Bottamedi: dall’exploit del 2013 il partito ha vissuto espulsioni, esclusioni e divorzi. In consiglio provinciale la squadra si è ridotta da 9 a 6


di Chiara Bert


TRENTO. Nel 2013 sembrava una «macchina da guerra» gioiosa e inarrestabile: primarie vinte contro ogni previsione che voleva favorito il candidato Pd, un presidente della Provincia autonomista, Ugo Rossi, eletto con il 58% dei voti, un partito che in cinque anni era passato da 23 mila a 41 mila voti, con un peso più che raddoppiato (dall’8,5% al 17,5%). Otto consiglieri eletti (Rossi incluso), uno solo meno del primo partito, il Pd. Il «Patt pigliatutto» di Rossi e Panizza, pronto alle comunali a imbarcare candidati delle più diverse provenienze, dagli ex Pd agli ex leghisti, era addirittura arrivato a quota 9 con l’ingresso nel gruppo della grillina Manuela Bottamedi che si era accasata dopo il divorzio burrascoso con il Movimento 5 Stelle con cui era stata eletta. Ma è durata poco più di un anno e Bottamedi se n’è andata, trasferendosi nel gruppo Misto e scegliendo l’alleanza con il centrodestra di Bezzi, Fugatti e Cia.

Due anni e mezzo dopo, la macchina da guerra si è inceppata. Di più, ha perso per strada pezzi di peso. «Un’armata Brancaleone», la definisce Walter Kaswalder, l’ex presidente del partito fresco di espulsione e con il dente avvelenato. Di sicuro qualcosa non è andato per il verso giusto, e i problemi sono cominciati ben prima del caso Baratter. Il Patt ha perso il suo deputato, Mauro Ottobre, che ha sbattuto la porta all’ultimo congresso dove si era candidato a presidente del partito, lo scorso giugno, ma da cui è rimasto tagliato fuori dall’alleanza tra la maggioranza di Panizza e la minoranza di Kaswalder. «Vedremo quando sarà finito il mandato in parlamento, ottenuto grazie al Patt e alle preferenze bloccate», sibilava sabato il segretario mentre a Riva l’onorevole lanciava il suo nuovo movimento. Ma in un partito territoriale le preferenze personali contano molto più che in un partito (vedi Pd) fondato sul voto d’opinione. E Ottobre (1681 preferenze alle provinciali 2008 quando venne eletto in consiglio) sabato ha radunato più di 500 persone al Palacongressi, elettori pronti a seguirlo nella nuova avventura politica.

Al congresso si era consumata anche la rottura tra il Patt e l’ala tradizionale degli Schützen, con l’addio di Giuseppe Corona. «Un prezzo da pagare per un partito di governo», sostiene Panizza. Ma la seconda perdita, la più pesante, avviene un mese fa con la decisione di espellere il consigliere Walter Kaswalder, ex presidente del partito, 44 anni di militanza autonomista, da tempo in rotta di collisione con le politiche della giunta Rossi fino alla rottura per la sua mancata elezione a vicepresidente del consiglio regionale. Nel 2013 venne eletto con 4290 voti, dietro Dallapiccola e Moltrer. Ora anche lui si è trasferito nel Gruppo Misto. Diego Moltrer: in questo caso un addio dolorosamente subito, ma insieme alla persona, al Patt mancheranno anche le «sue» personalissime 4800 preferenze raccolte in val dei Mocheni. Prima di Kaswalder c’è stato il caso Carlo Pedergnana, presidente per un giorno costretto a dimettersi per le imbarazzanti foto con la statua del Duce. E negli ultimi giorni è riesploso a Mori il caso Cristiano Moiola, il capogruppo sospeso dopo le accuse rivolte a Rossi sulla vicenda del vallotomo. Si era invece consumata prima delle elezioni 2013 la separazione con l’ex consigliera Caterina Dominici, che il Patt non aveva voluto ricandidare: nel 2008 aveva conquistato 3392 preferenze, a Riva era in prima fila al fianco di Ottobre.

Quella di Lorenzo Baratter è l’ultima separazione, seppur al momento temporanea. L’ascesa dell’ex capogruppo (3693 preferenze), lo storico intellettuale del partito, designato dai vertici ad essere assessore alla cultura (ha ricordato in queste ore Kaswalder), si è bruscamente interrotta di fronte al patto elettorale segreto firmato con gli Schützen, che poi qualcuno ha reso pubblico, ultimo atto di una guerra interna senza esclusione di colpi. Si arriva così alle ultime settimane: la condanna di Dalprà e Corona, schivata da Baratter grazie alla scelta difensiva della “messa alla prova”, le minoranze che insorgono, il Patt che minimizza, Pd e Upt che chiedono un passo indietro. Dopo giorni in trincea, Baratter si autosospende dal Patt e si trasferisce nel Gruppo Misto. Il Patt scende a 6 consiglieri. Sale a 5 il Misto (come l’Upt) dove si ritrovano - ironia della sorte - tre ex, Kaswalder, Bottamedi e Baratter.

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