Pascuzzi rettore: l’ipotesi che piace a molti professori

Zaninotto: «Se si candida sono contento, la competizione è positiva». Armanini: «Può farlo, ma con ampio consenso»


di Luca Pianesi


TRENTO. «Vanni si candida? Direi che la sua posizione è risultata abbastanza chiara, giovedì sera. Personalmente sono contento. La competizione è sempre una cosa positiva». A parlare è il professor Enrico Zaninotto, ex preside di Economia e uno dei due docenti, insieme all’ex preside di Lettere e Filosofia, Maurizio Giangiulio, che ha già ufficializzato la sua candidatura alla carica di rettore. Il commento fa riferimento a quel “mi candido solo se me lo chiedono” che Giovanni Pascuzzi ha detto giovedì sera, a Economia, durante la presentazione del suo ultimo libro, "Università: diario di una svolta autoritaria/ La provincializzazione dell'ateneo di Trento”. Zaninotto era tra il pubblico, seduto ad ascoltare quella che lui stesso definisce “una preziosa testimonianza”. «Vanni ha ricostruito la storia della nascita dello Statuto dell’Università – spiega l’ex preside di Economia – e per me è un’occasione importante per approfondire una parte di quel passato che non ho potuto vivere in prima persona». Zaninotto, infatti, ha trascorso gran parte di questo 2012 negli Stati Uniti presso il dipartimento di Economia dell’Università del Connecticut. E’ rimasto estraneo, quindi, alle contese tra il Senato accademico, il rettore Davide Bassi e la Provincia di Trento che hanno portato all’approvazione di questo tanto discusso Statuto. «In quell’occasione sono mancati dialogo e concertazione» ha detto più volte il professor Pascuzzi e anche giovedì ha sottolineato che «non dovrà più accadere che le decisioni vengano prese da una sola persona o da un’oligarchia». «Questo Statuto – ha aggiunto – è nato per volere di pochi che, senza legittimazione, hanno deciso di dare una via univoca all’Università. Non ci sono stati coinvolgimento e partecipazione». Qualcuno potrebbe obiettare che chi “ha dato il via” sono stati da un lato il presidente della Provincia, Lorenzo Dellai, eletto con il 56,99% delle preferenze nel 2008, e dall’altra il rettore Davide Bassi scelto, nello stesso anno, dal corpo accademico con una maggioranza ampissima di 268,7 preferenze su 347,20 voti espressi. Insomma non due despoti sanguinari giunti al potere con brogli o colpi di stato ma i legittimi rappresentanti di quelle due parti di cielo che vanno a formare l'Università. Ma l’opinione di Pascuzzi resta condivisa da una grande fetta del corpo docente, del personale tecnico amministrativo e delle rappresentanze degli studenti dell’Ateneo che, nelle scorse settimane, è stata riunita dal direttore del dipartimento di Ingegneria industriale, Claudio Migliaresi, presso Economia, nei cosiddetti Stati generali dell’Università e che proprio in Pascuzzi potrebbe riconoscere il suo candidato naturale.

«Concordo con Giovanni su tutti i punti – commenta Aronne Armanini, professore di idraulica, sempre presente alle sedute degli Stati generali e anche al dibattito di giovedì sera – e anch’io ritengo che un’Università che non fa della collegialità il suo principio guida ha il fiato corto. Io parlo per me stesso, ma voterò il rettore sulla base del programma e del suo passato e da questo punto di vista la trasparenza di Pascuzzi e la sua coerenza sono una garanzia. Detto questo non gli dico di buttarsi, ma di candidarsi solo con un ampio consenso alle spalle».

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