il caso

Panizza: «I punti nascita alla fine si salveranno»

Il senatore del Patt da anni si batte a Roma per le strutture con meno di 500 parti «Il Governo e il ministro si sono convinti: concederanno la deroga al Trentino»


di Luca Pianesi


TRENTO. I punti nascita del Trentino alla fine si salveranno. Almeno è questa la sensazione del senatore e segretario del Patt Franco Panizza che con l’Intergruppo parlamentare per lo sviluppo della montagna (di cui è vicepresidente) sta portando avanti la “battaglia” per la difesa di questi presidi sanitari davanti al ministero della Salute. Il tema è noto: il regolamento del Ministero della Salute sugli standard quantitativi e qualitativi dell’assistenza ospedaliera, rimandando all’accordo Stato-Regioni che, già nel 2010, prevedeva la chiusura delle maternità con meno di 500 parti ha confermato questa soglia come tetto minimo per tenere aperti i punti nascita periferici.

Nel 2014, in Trentino, sotto questa soglia si trovavano ben 4 strutture: l’Ospedale di Cles (con 432 parti nell’anno), quello di Arco (con 384 parti), quello di Cavalese (259 parti), di Tione (137).

«Sono sicuro che alla fine il Governo ci concederà la deroga per tutti i presidi - spiega il senatore Panizza - perché in questi anni l’atteggiamento di Roma e del ministero è cambiato moltissimo. Il lavoro, da un lato delle due Provincie di Trento e Bolzano e dall’altro di noi del Gruppo parlamentare per lo sviluppo della montagna, infatti, hanno fatto cambiare idea anche agli stessi ministri.

Mi ricordo di quando la Lorenzin ci accusava di speculare sulla salute delle donne perché chiedevamo di tenere aperti i punti nascita periferici. All’inizio c’era una chiusura assoluta. Invece ora l’atteggiamento si sta ribaltando. Si stanno convincendo che le strutture locali, su territori complessi come quelli del Trentino e dell’Alto Adige sono dei presidi fondamentali e che anche se non raggiungono i numeri richiesti dalla legge (i 500 parti l’anno ndr) sono un servizio importantissimo per le comunità». Il Trentino, quindi, potrebbe trasformarsi in una sorta di progetto pilota per il governo centrale (potenzialmente, poi, da estendere ad altre realtà montane e non che comunque presentano peculiari caratteristiche morfologiche e demografiche) che preveda il mantenimento dei punti nascita periferici anche se con pochi parti all’anno.

«Adesso - completa Panizza - come Patt faremo una serie di proposte alla giunta provinciale per far partire il progetto pilota così da diventare modello anche per le altre regioni d’Italia. La scommessa sarà doppia visto che il presidente Rossi sarà anche il prossimo presidente dell’Euregio e quindi potremo lavorare di concerto anche con gli altri territori dell’area. Alla fine la validità del modello trentino, di vicinanza ai territori e ai cittadini, sarà quello vincente. E anche Roma se ne sta convincendo».

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