«Opt deve ritirare la mobilità»

Ieri primo sciopero a Calliano. Il sindacato chiede di ragionare su un serio piano industriale



CALLIANO. Un'ora di sciopero, e non sarà certamente l'ultima: ieri i lavoratori della Opt di Calliano si sono astenuti dal lavoro e sono scesi nel piazzale, proprio mentre arrivavano in azienda dei clienti giapponesi. I rappresentanti sindacali accusano il direttore Claudio Migliori, e indirizzano la loro lettera alla proprietà: «Non ci fidiamo, perché sta facendo il doppio gioco», denuncia Mauro Conci, della Rsu, facendo riferimento al suo essere anche fornitore della stessa Opt (una sua attività produce parti elettriche che costituiscono il 30% del valore dei lettini prodotti a Calliano).

Il fallimento delle trattative dell'altro ieri ha aperto una fase di agitazione pressoché permanente nella ditta che produce tavoli per sale operatorie: la lotta contro i licenziamenti (17 su 54 dipendenti) si sdoppia, in attesa del prossimo incontro tra sindacati e vertici di Opt previsto per il 29 del mese. Da una parte i lavoratori, che faranno altri scioperi e scrivono una lettera aperta alla proprietà, in aperta polemica però col direttore Migliori, col quale non vogliono parlare. Chiedono invece di parlare direttamente con la presidente, giudicando i modi di comunicare tenuti dall'azienda incoerenti e irrispettosi. I lavoratori nella lettera chiedono perché si decide di tagliare del 30% il personale, visto che il progetto di esternalizzazione è poco credibile alla luce delle cifre fornite. Viene anche criticato per incoerenza: prima una richiesta di cassa integrazione a marzo per una ridotta necessità produttiva e poi, tutto d'un tratto, i licenziamenti e la chiusura nei confronti dei sindacati. Il direttore aveva anche affermato di voler assumere personale con diverse competenze, ma il piano di sviluppo non è stato comunicato. «Inaccettabile anche l'affermazione della direzione, "forse vi aspettate di sapere cosa abbiamo in mente di fare, ma non vi diremo nulla": noi non crediamo più alla direzione. La proprietà - scrivono i lavoratori di Opt - non deve dimenticare che i dipendenti sono persone e non numeri».

I dipendenti chiedono alla proprietà di rivedere le decisioni e di studiare assieme agli operai, al sindacato ed alla Provincia un piano per rilanciare l'azienda.

I sindacati intanto lavorano sulle cifre e chiedono al direttore di ripensare i piani. «Formalmente, l'azienda si è detta disponibile a mantenere l'intera produzione a Calliano, e su questo lavoriamo. Ci hanno però fornito delle cifre senza senso», denuncia Michele Guarda della Cgil. Opt vorrebbe infatti dismettere un comparto e comprare da fuori i pezzi. «Si sono detti disponibili a ridurre gli esuberi da 17 a 6 o 7, e su questo potevamo lavorarci, ma togliendo 900 euro dalle retribuzioni. Per 17 dipendenti si traducono in 850 mila euro, ma come possono pensare di recuperarli solo con i risparmi derivabili da una esternalizzazione parziale? Vogliamo delle cifre e approfondire, certo è che la procedura di mobilità è avviata e abbiamo un mese e mezzo di tempo: Opt deve ritirarla, non possiamo trattare con la pistola puntata alla tempia».

Interviene anche Mirko Sighel di Rifondazione Comunista: «Ora è però importante che i lavoratori vigilino costantemente sullo stato dell'arte senza cedere a false promesse di chi dice loro che l'azienda si sta semplicemente facendo il lifting mentre invece sta preparando la delocalizzazione. Non vi è altra soluzione che l'esproprio dell'azienda e del capitale degli investitori per pubblico interesse». (m.s.)

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