Oltre 700 firme per Ghezzi presidente 

Dal notaio Piccoli a Cristelli, da Schuster a Zandonini: volti del sociale, della cultura, della sinistra e del mondo cattolico 


di Chiara Bert


TRENTO. Se pressing doveva essere, i promotori sono riusciti nell’intento. Sono oltre 700 (al momento 737) le firme raccolte a sostegno dell’appello per Paolo Ghezzi presidente: ci sono nomi della politica, naturalmente, della sinistra, dell’area cattolica e (meno) del Pd; dei Verdi e del mondo ambientalista, tanti volti della cultura e soprattutto del sociale. Un numero oltre le aspettative degli stessi sostenitori del giornalista, una raccolta firme che continuerà on line con la creazione di un gruppo su Facebook «Ghezzi for president». Un appello che piomba sull’assemblea di domani sera del Partito democratico, a due settimane dall’ultimo incontro di coalizione dove Pd e Patt avevano provato a chiudere sulla conferma del governatore uscente Ugo Rossi.

E ora? Ora le lancette tornano indietro e sembra quasi di essere in un clima da primarie ma in un contesto dove i tempi delle elezioni (si vota il 21 ottobre, entro il 20 settembre vanno presentate le liste) non lo consentono più.

«Facciamo appello - scrivono i sostenitori - al senso di responsabilità delle forze di centrosinistra autonomista e a tutte le persone democratiche che vogliano arginare una pericolosa deriva a destra che metterebbe in discussione l’autonomia e i valori di solidarietà, uguaglianza e libertà che la hanno caratterizzata sinora. Vi chiediamo di far prevalere l’interesse comune sugli interessi particolari dei singoli partiti e di valutare la candidatura di Paolo Ghezzi a presidente della Provincia, come figura super partes che può garantire l’unità e incardinare con autorevolezza, capacità ed entusiasmo i valori in cui gli elettori possano ancora una volta riconoscersi, insieme a quanti in passato si sono rifugiati nell’astensionismo e a coloro che avendo votato il 4 marzo per il M5S, vogliano rivedere la loro scelta». «Abbiamo bisogno di una leadership partecipata e più vicina ai cittadini, di una squadra guidata da una persona che incarni una visione di Trentino aperto, solidale, autonomista, europeista, dinamico». «La battaglia non è perduta. Dobbiamo vincere anche per dare un segnale di speranza al Paese che il 21 ottobre guarderà a noi come uno dei baluardi alla marea montante salviniana».

Seguono, come dicevamo, 737 firme trasversali a diversi mondi, ma che pescano soprattutto nell’area della sinistra e del mondo cattolico. Si va da nomi noti come quelli del notaio Paolo Piccoli, dell’avvocato ex presidente di Trentino Trasporti Vanni Ceola, dall’ex presidente di Itea Aida Ruffini (volto del Pd roveretano) a medici come il pediatra Dino Pedrotti e Marco Clerici. Molti sono volti del sociale: ci sono Piergiorgio Bortolotti (Punto d’Incontro), Dario Fortin e Diego Giacometti (Comunità di accoglienza), Giovanni Odorizzi (direttore del Villaggio del fanciullo). Tanti nomi della cultura: l’ex prorettore Riccardo Zandonini, i docenti dell’Università Paola Giacomoni e Alberto Valli, Piergiorgio Reggio (presidente della Fondazione Demarchi), Dario Ianes, Fabio Folgheraiter e Riccardo Mazzeo della Casa editrice Erickson, Piergiorgio Cattani, Alberto Conci, Andrea Schir e Emanuele Curzel della Casa editrice il Margine (di cui Ghezzi è co-fondatore), Simone Berlanda storico libraio della libreria Artigianelli di Trento, l’artista Matteo Boato, diversi docenti (tra gli altri Michele Ruele, Alessandra Sebastiani, Emilia Sallusti). Dal mondo ambientalista: l’ex presidente Sat Franco Giacomoni, Sergio Merz della Lipu, Furio Sembianti, Mauro Nones, Roberto Forrer. Altri nomi: il presidente di Arcigay Trentino Paolo Zanella (che con Claudia Merighi dei Laici Trentini è stato un altro promotore del nome di Ghezzi), Alexander Schuster avvocato dei diritti Lgbt, Michele Poli (Lilt), l’architetto Alessandro Franceschini, l’attrice Maura Pettorruso, Antonio Rapanà, Giampiero Girardi (direttore dell’Ufficio Servizio Civile della Provincia), il vignettista Rudi Patauner, Nicola Pedergnana (per anni responsabile dei Servizi sociali del Comune di Trento), il direttore di QuestoTrentino Ettore Paris, il giornalista Carmine Ragozzino, Alidad Shiri (rifugiato afgano noto per aver raccontato in un libro la sua fuga da un paese in guerra),

Ci sono poi i nomi della politica. A partire dal variegato mondo della sinistra che ha proposto o comunque sostiene oggi il nome del giornalista: si va da Primavera Trentina (l’ex primario di Psichiatria Renzo De Stefani e Cattani), a Mdp (Fabiano Lorandi, Nives Merighi), a LeU (Vincenzo Calì), ai Verdi (Marco Boato, Lucia Coppola, Aldo Pompermaier), l’ex segretario dei Ds Remo Andreolli (ci sono altri ex come l’ex assessore socialista di Rovereto Paolo Farinati e l’ex sindaco di Brentonico Giorgio Dossi), il gruppo dei fuoriusciti del Pd a Trento (Vanni Scalfi, Corrado Bungaro, Alberto Salizzoni, Silvio Carlin).

E del Pd? Tra i firmatari troviamo tre componenti dell’assemblea provinciale (Minella Chilà, Chiara Serbini, Anna Pironi), l’assessore di Riva Alessio Zanoni, la capogruppo a Rovereto Luisa Filippi, la consigliera comunale di Trento Roberta Zalla, Monica Ioris, Ilaria Pedrini (due nomi vicini alla presidente del partito Donata Borgonovo Re), l’ex consigliere di Trento Nicola Salvati. Ed è proprio sul Partito Democratico che ora sono puntati i riflettori (ne riferiamo nell’articolo sotto). Domani si riuniscono gli organi, prima il coordinamento e in serata l’assemblea: nessuno vuole andare ad una conta tra l’ala governista che sostiene Ugo Rossi (il segretario Muzio, gli assessori Olivi e Zeni, il presidente del consiglio provinciale Dorigatti) e chi chiede discontinuità nella leadership (la presidente Borgonovo Re, il capogruppo Manica, l’assessora Ferrari). Una conta che rischierebbe di sancire la spaccatura del partito. Ma è evidente che lì si capirà se il nome di Ghezzi approderà, di nuovo e questa volta proposto non più solo dai «cespugli», sul tavolo del centrosinistra autonomista.













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