Nuova ferrovia del Brennero, Trento chiede l’interramento 

Il sindaco Andreatta al ministro: «Un’occasione epocale per la città». Delrio: «Parliamone» E sulla stazione il Comune ha posto una condizione: «Dovrà restare in posizione centrale»


di Andrea Selva


TRENTO. All’ordine del giorno c’era il tunnel del Brennero, ma il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta, ieri mattina al convegno nazionale organizzato in Provincia ha colto la palla al balzo: «Più di 150 anni fa abbiamo spostato l’Adige, adesso vogliamo interrare la ferrovia nel tratto cittadino, un progetto che ci sta molto a cuore, inserito nel prg già nel 2002 con l’obiettivo di “ricucire” due parti di città. Proponiamo - ha detto - che la nuova linea ferroviaria del Brennero che passerà sotto la collina est di Trento possa ospitare per un periodo di pochi anni, pochissimo, il transito di treni merci e passeggeri in modo da consentirci di lavorare agevolmente, a cielo aperto (dimezzando i costi) all’interramento del tratto ferroviario cittadino, riservato ai passeggeri. Non è un innamoramento passeggero - ha concluso - e nemmeno una sparata, ma un progetto approfondito che può cambiare epocalmente questa città». Davanti a lui il ministro Graziano Delrio e l’amministratore delegato di Rfi, Maurizio Gentile, che hanno lasciato la porta aperta: «Promettere non sarebbe corretto, ma l’idea è interessante, strategica, metteremo tutta la nostra attenzione nella valutazione dei costi e dei benefici. Abbiamo dato disponibilità a sederci e a discuterne». Con loro il commissario straordinario governativo per il tunnel del Brennero, Ezio Facchin, visibilmente soddisfatto (e fiducioso). Certo bisogna trovare i soldi, 350-400 milioni di euro secondo prime stime approssimative, una ricerca che all’interno del mega-progetto del corridoio del Brennero è sicuramente agevolata. E poi una cosa va detta chiaramente: se la città non riuscirà a cavalcare l’onda potrebbe rimanerne travolta.

Non è una novità. Questo giornale già lo scorso aprile scrisse che sarebbe stato un delitto scavare una maxi galleria ferroviaria a est di Trento senza nemmeno pensare a interrare la ferrovia come aveva pensato l’urbanista Joaquin Busquets immaginando la città del futuro. Un progetto cancellato dagli anni della crisi che ora potrebbe trovare concretezza. L’altro punto posto dal sindaco è stata la posizione della stazione: «Deve essere in centro, dove convergeranno tutte le altre reti di mobilità».

Trento tenterà quindi di cavalcare in questo modo la partenza del dibattito sul corridoio del Brennero. Partenza in ritardo? Gli addetti ai lavori dicono che siamo ancora in tempo per trarre da quest’opera tutto ciò di buono che può arrivare a un territorio. E proprio a questo (alle opportunità) era dedicato il convegno di ieri, inserito in una campagna del governo intitolata “connettere l’Italia”.

Secondo Ennio Cascetta, amministratore unico di Ram infrastrutture (società del ministero dei trasporti) si tratta di rifare quello che fecero i nostri antenati 150 anni fa quando, con una visione di lunghissimo periodo traforarono le Alpi: «Noi viviamo ancora di quel lavoro e ora dobbiamo metterci mano, guardando almeno al 2030, puntando sulla rotaia perché è la scelta sostenibile, creando le condizioni per far viaggiare i “treni europei” lunghi 750 metri e migliorando le linee esistenti per arrivare all’alta velocità dei passeggeri».

L’amministratore delegato di Rfi, Gentile, ha spiegato che Trento è nelle prime cento stazioni considerate “hub”, insomma nella serie A del traffico ferroviario italiano che - con l’alta velocità - ridurrà le distanze del paese e ha assicurato la condivisione dei progetti.

Il governatore Rossi ha parlato di opportunità e di necessità: «Abbiamo bisogno di spostare traffico dalla gomma alla rotaia e questa operazione si inserisce perfettamente nella nostra idea di autonomia, ma all’interno di un corridoio che connette il nord e il sud dell’Europa».













Scuola & Ricerca

In primo piano