L'INTERVISTA roberto battiston scienziato 

«Non credete ai sovranisti che seminano paura» 

Elezioni europee. “Cacciato” dall’Agenzia spaziale, corre con il Pd «Ma non ho mai avuto tessere di partito, credo nelle competenze. L’Europa è la risposta ai nostri problemi, ma serve gente capace»  


Andrea Selva


A sei mesi dalla “cacciata” dall’Agenzia spaziale italiana da parte del governo giallo-verde, il professor Roberto Battiston, docente ordinario di Fisica dell’università di Trento, torna sulla scena come candidato di punta del Pd alle elezioni europee di maggio. Ieri mattina la sua candidatura è stata presentata a Trento nella sede del partito.

Professore, lei aveva quindi in tasca la tessera del Partito democratico?

No. E non sono mai stato iscritto a nessun partito. La mia è una candidatura di opinione, indipendente, per mettere a disposizione di un partito che crede nell’innovazione, nell’alta formazione e nella ricerca le mie competenze per l’Europa.

È la sua risposta allo spoil system che aveva denunciato nel novembre scorso?

Quello dell’autunno scorso è stato un episodio grave, c’è in ballo un ricorso (non ancora definito dal tribunale amministrativo) ma soprattutto c’erano in ballo la libertà e l’autonomia della ricerca: valori che vanno al di là del fatto personale.

In quale Europa crede?

Innanzitutto diciamo che credo nell’Europa come sistema complesso, oltre i confini nazionali, per dare una risposta ai problemi molto complessi che non si possono affrontare con semplificazioni o paure.

A chi si riferisce?

Al governo attuale, che sta “imparando a governare governando” (un fatto gravissimo di cui pagheremo presto le conseguenze), responsabile di troppe brutte figure all’estero e dell’interruzione dei rapporti sul piano internazionale. Il sovranismo non è la risposta ai nostri problemi: non è con la chiusura e con la paura che possiamo affrontare il futuro, né mettendo la testa sotto la sabbia per non vedere la realtà come fa lo struzzo.

Dell’emergenza migranti cosa pensa?

Penso che sia un problema che vada risolto in Europa, rispettando la dignità delle persone, con strumenti più potenti di quelli che sono stati applicati finora e con la collaborazione anche dell’Italia, perché l’atteggiamento di chiusura ha portato troppo dolore e ingiustizia. Ma non può essere solo questo il problema dell’Italia.

In che senso?

È sicuramente uno dei problemi, ma non può passare (come sta avvenendo) che in un paese di 60 milioni di abitanti il problema migranti diventi il tema di riferimento. Non dobbiamo perdere di vista gli altri aspetti su cui vive l’economia di un paese.

Lei proviene dal mondo dell’università e della ricerca. Quanto è importante per la sua candidatura?

Alla presidenza dell’Agenzia spaziale italiana mi sono occupato per lo più di creare le condizioni per consentire agli altri di fare ricerca. Durante questo periodo è raddoppiato il bilancio e sono aumentati i fondi in arrivo dall’Europa. Parto quindi da questa esperienza entusiasmante che ho raccontato nel mio libro “Fare spazio. I miei anni all’Agenzia spaziale italiana” uscito proprio in questi giorni.

Da dove si comincia?

Dalla capacità (fondamentale) di competere con gli altri paesi nel riportare a casa i fondi che l’Italia versa all’Europa per la ricerca. Su questo dobbiamo lavorare molto perché siamo penalizzati dalla frammentazione delle nostre imprese, dal fatto che abbiamo meno laureati degli altri e anche dal fatto che parliamo le lingue straniere meno degli altri. Ma su questo tema il Trentino - con la sua università e i centri di ricerca di rilievo internazionale - parte bene: vedo questa provincia come una freccia che punta verso l’Europa.

Il collegio “nord-est” in cui lei è candidato però è ben più ampio del Trentino. Che ne pensa della richiesta di autonomia che arriva da Lombardia ed Emilia Romagna?

Vorrei ricordare che le ragioni che hanno portato il Trentino alla sua autonomia sono legate alle storie di altri paesi, quindi hanno superato i confini. L’autonomia non può avere un senso esclusivamente economico: se perdiamo pezzi d’Italia per la strada rischiamo di perdere il senso del nostro paese. Lo voglio ripetere: attenzione ai ragionamenti di carattere sovranistico, basati su un’illusione di ricchezza. Parliamo di regioni (Emilia e Lombardia) di standard europeo, ma la politica deve fare sì che questa “potenza” sia inserita nel sistema dell’intero paese.

I suoi concorrenti - in particolare la Lega durante questa esperienza di governo - hanno dimostrato di essere in grado di parlare alla gente anche con i gazebo nelle piazze. E il Pd?

Il Pd si pone come vera alternativa alla semplificazione che illude le persone ma non porta verso il futuro. Siamo nel mezzo di una rivoluzione velocissima: il mondo di 10 anni fa non c’è più, gli studenti di oggi non sanno (perché ancora non c’è) il lavoro che faranno domani. Niente propaganda, niente paura: il Pd si pone come portatore di competenze. L’Europa è un grandioso potenziale strumento, abbiamo ampi margini di miglioramento, ma dobbiamo mandare in Europa persone che sanno di cosa si sta parlando.

Come affronterà questa campagna elettorale?

Il territorio è molto ampio e il tempo è poco, ma ho già preso contatti per raccontare nel modo migliore possibile la mia storia e le mie competenze a un pubblico più ampio degli elettori del centro sinistra

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