il convegno al muse 

Nelle acque del Noce farmaci, additivi e profumi 

TRENTO. Le acque del torrente Noce non sono pure, risultano contaminate, seppure in basse concentrazioni, da farmaci (come l’ibuprofene), additivi, profumi, principi attivi usati per cura della...


di Maddalena Di Tolla Deflorian


TRENTO. Le acque del torrente Noce non sono pure, risultano contaminate, seppure in basse concentrazioni, da farmaci (come l’ibuprofene), additivi, profumi, principi attivi usati per cura della persona (come il triclocarban) e igiene della casa. Lo hanno spiegato ieri al Muse, nel convegno conclusivo del progetto Race-Tn, i ricercatori coinvolti nello studio, durato due anni e mezzo. Le norme oggi non richiedono di monitorare questi CE (contaminanti emergenti) e non ne definiscono le concentrazioni limite. Per questo ieri ha avuto luogo anche un confronto con i funzionari di Appa (Raffaella Caneppele) e Azienda provinciale sanitaria (Franco Guizzardi), che si occupano dei monitoraggi.

Presenza e concentrazione dei CE nei torrenti risultano strettamente correlate al numero di residenti e turisti (per farmaci, droghe, prodotti per cura della persona) e al tipo di attività produttive (agricoltura per i fitofarmaci). La contaminazione ha una stagionalità evidente nelle valli alpine come l’Alta Val di Sole, con picchi in inverno. Va detto, per non gettare allarmi che gli scienziati non vogliono suscitare, che le concentrazioni massime misurate sono dell’ordine di nanogrammo per litro, e, nei siti studiati, questo significa che non ci sono danni letali per comunità microbica e fauna invertebrata. Non c’è un impatto cronico ma acuto; le comunità recuperano nei periodi con contaminazione minima. Il progetto evidenzia anche una contaminazione da pesticidi di “vecchia generazione”, veicolati dalla corrente atmosferica ai ghiacciai, a media-lunga distanza dalle fonti di emissione: è il caso del chlorpyrifos, trovato nelle acque di fusione glaciale. I test di tossicità acuta, genotossicità, stress ossidativo, stress comportamentale effettuati su invertebrati evidenziano che queste molecole, nelle concentrazioni presenti in natura, causano stress alle popolazioni più esposte, nei siti (come a valle del depuratore) e nei periodi (inverno) con contaminazione maggiore. Lo studio mostra che concentrazioni sinora considerate di “salvaguardia” per l’ecotossicologia classica, sono in grado di indurre significative alterazioni comportamentali (come l’inibizione della mobilità delle larve) negli insetti acquatici. Test di laboratorio, da approfondire, mostrano che alcuni CE, a concentrazioni maggiori di quelle rilevate in ambiente, risultano dannosi per cellule umane isolate. “Il progetto mette a disposizione nuovi dati sulla pericolosità dei CE per la fauna invertebrata acquatica. Una novità è la creazione dell’indice di rischio parametrizzato per il Trentino con un modello sugli effetti, che sarà utile per altri necessari studi nelle altre valli” spiega Valeria Lencioni, del Muse, coordinatrice del progetto. Il prossimo passo necessario è ridurre l’emissione in ambiente, con accordi con produttori e utilizzatori e sensibilizzazione.















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