Negozi ancora vuoti Ma c’è chi ci crede

I commercianti: «A un anno dall’avvio ci aspettavamo di più»


di Chiara Bert


TRENTO. Se gli appartamenti venduti alle Albere in questo momento si fermano al 10%, 30 sui 300 previsti (anche se solo 179 ultimati), va un po’ meglio da sempre per la parte commerciale: in questo caso - confermano dalla Castello sgr, la società proprietaria del quartiere - il 30% della superficie (9 mila metri quadrati) è stata venduta o affittata. «Abbiamo numerose richieste - spiega l’ad Giampiero Schiavo - di gruppi locali e non». Non una tipologia particolare, si va dall’edicola alla ristorazione. Si sa di una trattativa in essere con un mega locale, un ristorante-birreria da quasi 500 coperti affacciato sul parco. Un unicum per la città. La documentazione è stata presentata in Comune, ma dalla società per ora non ci sono conferme: il contratto non è ancora chiuso. Si dava per fatto anche il trasferimento all’ex Michelin di una nota pizzeria cittadina, ma gli ultimi rumors dicono che la trattativa si sia arenata.

Roberto Pedroncelli, dell’Agenzia immobiliare Dolomiti srl che si occupa della commercializzazione degli spazi alle Albere, assicura che «le ultime vendite risalgono alla settimana scorsa»: «Ci sono diversi importanti marchi trentini interessati di diversi settori», fa eccezione l’abbigliamento che in questi tempi di crisi fatica più di altri comparti. «Abbiamo commercianti del centro storico che pensano di ampliare la propria attività anche alle Albere, ma anche imprenditori interessati della periferia, per esempio della val di Non» (l’agenzia del resto ha una propria filiale a Cavareno, in Alta Anaunia).

Alle parole ottimistiche di chi vende, fa da contraltare il vuoto di molte vie del nuovo quartiere. Qualcosa si vede, rispetto a quando tutto è partito, ma il decollo ancora non c’è stato. Davanti al Muse l’effetto-movimento è garantito, di fronte al museo hanno aperto il bar, qualche negozio d’arte, lo stesso showroom delle Albere. Ma è addentrandosi all’interno, camminando nelle larghe vie in direzione sud, che le vetrine vuote restano ancora la nota predominante del quartiere. Camminando ci si guarda attorno, alla ricerca delle poche attività operative.

Tiziana Fronza è la titolare della cartoleria che ha aperto a settembre 2013: «Vedere tutto questo vuoto non fa una bella impressione a chi arriva, e chi deve investire ci pensa due volte. Noi ci abbiamo creduto e continuiamo a crederci. Ci siamo trasferiti da Trento Nord e questo è un posto bellissimo, con il parco e tutte le infrastrutture». «Certo all’inizio, quando ho deciso di comprare alle Albere, avevamo messo nel conto che servisse del tempo perché il quartiere partisse. Diciamo pure che un anno dopo l’inaugurazione del Muse ci si aspettava qualcosa di più. Alla fine è un cane che si morde la coda, i commercianti attendono che la gente venga ad abitare, ma la gente prima di comprare casa vorrebbe vedere un quartiere vivo».

Alle 18 della sera di una bella giornata estiva, il parco semivuoto costellato di sculture sembra ancora più immenso di quel che è. Dalla nuovissima sede dell’Itas escono gli ultimi dipendenti: basta buttare un occhio all’interno per capire la fortuna di lavorare in spazi così grandi, affacciati sul parco. Esattamente quello che aveva immaginato Edo Benedetti, uno dei padri di questo quartiere, ostinato fino in fondo nella sua scommessa, anche quando tutto - a partire dai ritardi - sembrava remare contro. La nuova sede, progettata da Renzo Piano, porta anche il suo segno.

Poco più in là, alla Bottega del caffè - uno dei pochi locali aperti - sono sedute quattro persone. Per trovare altra gente bisogna spostarsi alla pasticceria Dolcemente, una delle prime attività insediate quando tutto attorno era il deserto. Mariella Marzari, che insieme al marito Giorgio e alla figlia Cristina si è gettata in questa avventura, mantiene inalterati fiducia ed entusiasmo: «Quando sento parlare male di questo quartiere mi viene rabbia». Lei guarda i segnali, l’arrivo dello studio di avvocati Giammarco-Russolo-Mantovani, poi lo sbarco di Isa e Itas. «Qui passano ogni giorno circa 500 persone che hanno anche una buona capacità di spesa, penso che il quartiere abbia bisogno di animazione, tutti dovremmo farci venire delle idee senza aspettare sempre che qualcuno pensi al posto nostro». Certo anche Mariella confida che presto nuovi esercizi si aggiungano e riempiano le troppe vetrine ancora libere: «Noi siamo qui da tempo, i pochi che vivono qui sembrano soddisfatti, la zona è bella e la qualità degli edifici è elevata. I turisti chiedono soprattutto una farmacia e un bancomat, quello che normalmente si cerca in un quartiere». Ma oggi alle Albere parlare di quartiere appare ancora un azzardo.

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