«Mountain Heroes»: in tv le imprese dell’elisoccorso

Girate in Trentino sei puntate del docu-reality che andrà in onda su DMax Avi del Nucleo elicotteri: «I salvataggi in parete sono la nostra quotidianità»


di Luca Marognoli


TRENTO. “Un mix di real-tv e scenari mozzafiato”: così viene promossa sul web la seconda stagione di “Mountain Heroes”, il docu-reality dedicato alle imprese degli uomini del soccorso alpino che presto andrà in onda sul canale DMax. Le prime sei puntate sono state girate in Trentino, grazie alla collaborazione del Nucleo Elicotteri della Provincia e con il sostegno di Trentino Film Commission.

«Tutti interventi reali», racconta Bruno Avi, responsabile operativo del Nucleo elicotteri. «La produzione ha installato le telecamere GoPro su caschi di medico e guida alpina, talvolta anche di infermiere e pilota, mentre sull'elicottero l'operatore filmava gli sbarchi e scendeva anche a terra per seguire l'intervento, ma nel pieno rispetto della privacy». Grazie alla turnistica c’è stato «un grande il coinvolgimento del personale, che consta di 14 piloti, 16 tecnici operatori di volo, 15 medici, altrettanti infermieri e uomini del soccorso alpino, in azione a bordo di cinque elicotteri, tre di soccorso e due della Protezione civile». La troupe è rimasta in Trentino due mesi, settembre e ottobre 2015: «Documentava tutto quello che capitava, sia i soccorsi in parete - per noi la quotidianità - che le attività di trasporto, come il recupero di animali morti e vivi».

Gottardo Giatti è il titolare della Formasette, società di Bolzano che ha coprodotto la serie assieme alla GiUMa di Trento. «Abbiamo vissuto la vita quotidiana dei soccorritori - spiega - talvolta anche dormito al Nucleo aspettando la chiamata. Una bella esperienza, grazie all'ospitalità del personale e dell'ottimo Avi». Sono state documentate «situazioni delicate: ma avevamo già l’esperienza maturata all'Aiut Alpin e sapevamo quali sono le procedure. Il regista Michele Melani è salito sull'elicottero con grande tatto e discrezione. Il programma non punta su voyeurismo, sangue, dolore e tragedie ma si focalizza sui soccorritori, la loro preparazione e il modo in cui affrontano le emergenze in scenari e situazioni al limite, appesi in parete e in prossimità di burroni».

Il territorio è stato percorso «in lungo e in largo», continua Giatti. «Dall'Adamello al Brenta, all'Alta Val di Fassa, alle Pale di San Martino». Ampia anche la casistica degli interventi: «In particolare i soccorsi in montagna di alpinisti, rocciatori, parapendiisti e base jumper: ricordo che uno finì su un tetto e un altro sospeso in parete. C’erano anche i biker che fanno downhill. Io personalmente ho seguito invece la parte relativa alla messa in sicurezza della montagna: la posa in opera di paravalanghe e paramassi, il monitoraggio delle centraline meteo, gli interventi di geologi e glaciologi, l’approvvigionamento dei rifugi, la rimozione dei moduli abitativi per i contadini in alta quota, resi necessari dopo il ritorno dell’orso per difendere le greggi».

Giatti ricorda con particolare emozione il salvataggio di una donna smarritasi sull’Adamello: «Era quasi buio e bisognava rientrare, ma non sarebbe sopravvissuta con una semplice felpa indosso. “Ancora un attimo”, diceva il pilota a chi voleva farlo tornare alla base. Finché sono riusciti a intravederla e recuperarla». Le puntate - annuncia il produttore - andranno in onda «in tarda primavera o inizio autunno. Stiamo anche eseguendo il doppiaggio in inglese per distribuirle a livello internazionale. Sul web in un paio di giorni abbiamo avuto già 15 mila visualizzazioni e 400 condivisioni».













Scuola & Ricerca

In primo piano