Mostra il filmato hard: a giudizio

Lei scopre le riprese sul lavoro e sta male: chiede 40 mila euro di risarcimento



TRENTO. La vergogna l’ha fatta star male sia fisicamente che psicologicamente. La vergogna di esser stata vista nuda, durante un rapporto sessuale da altre persone grazie ad un filmato che il suo fidanzato di allora aveva ripreso di nascosto, l’ha spinta anche a lasciare il Trentino e a cercare altrove la forza di ricominciare a vivere la sua vita. Ora la sua storia è finita in un’aula di tribunale perché lei ha denunciato l’uomo per quello che ha fatto. L’udienza è stata rinviata a novembre: il giudice ha bisogno di sentire altri testimoni per avere un quadro chiaro di quello che è successo. Anche perché l’imputato nega con tutte le forze le accuse che gli vengono mosse e del filmato allo stato non ci sarebbe traccia.

La vicenda inizia circa tre anni fa. I due - trentenni, della città - si incontrano e iniziano a frequentarsi. Il loro rapporto dura qualche mese e poi naufraga come a volte succede. Si lasciano e dopo un po’ lei inizia a lavorare nella stessa ditta dove era impegnato anche lui. Ma non si rivedono in ufficio perché lui si era licenziato. È però qui che lei viene a sapere che c’è chi la conosce intimamente anche se non l’aveva mai vista di persona. Le viene detto, infatti, che il suo ex aveva mostrato ad alcune persone - nell’accusa si parla di due persone - un filmato hard in cui c’era lui ma c’era anche lei. Lei che - poi ha raccontato - nulla sapeva di quelle riprese.

La rivelazione la sconvolge e l’avvocato Fabio Valcanover, con il quale ha deciso di costituirsi parte civile, ha fatto fare anche una perizia medico legale e psicologica per raccontare quello che ha provato. I periti avrebbero così messo nero su bianco le pesanti conseguenze per la donna della scoperta, tanto che la richiesta di risarcimento è stata quantificata in 40 mila euro. Si è arrivati in tribunale perché la donna ha deciso di denunciare l’uomo. Il reato che gli viene contestato è quello previsto dal 615 bis del codice penale che si occupa delle interferenze illecite nella vita privata, ossia di chi, mediante l’uso di strumenti di ripresa visiva o sonora, si procura indebitamente notizie o immagini attinenti alla vita privata che si sono svolti in luoghi privati. Ieri il giudice, come detto, ha deciso di rinviare l’udienza - siamo in abbreviato - al novembre prossimo perché ha bisogno di sentire dei testi per comprendere al meglio quello che è o non è successo. Dal canto suo l’uomo (difeso da Andrea Antolini) nega che ci sia questo filmato e quindi a maggior ragione che lui lo abbia mostrato a qualcuno. Non solo, dice anche di essere vittima di una vendetta. Intanto è ormai da tre anni che i due non si frequentano più ma a legarli resta ancora questa vicenda che, per come è raccontata nel capo d’imputazione, appare soprattutto molto triste. Anche se di questo filmato non c’è traccia.

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