Miorandi: «Dopo Strasburgo, premio a Lampedusa» / Foto

Il sindaco di Rovereto: pace è solidarietà e dialogo, facciamo la nostra parte con i profughi


Giuliano Lott


ROVERETO. Il concetto di "pace" non è un'astrazione, come argomenta sul colle di Miravalle la direttrice del Servizio poteri locali del Consiglio d'Europa Antonella Cagnolati. E' il frutto di scelte concrete e difficili, che il sindaco Andrea Miorandi attualizza ponendo al centro del suo discorso l'emergenza Lampedusa e il richiamo a «fare la propria parte».
L'occasione era la cerimonia di assegnazione del premio internazionale Città della Pace a Strasburgo, una città che - spiega la vicesindaco Nawel Rafik Elmrini, entusiasta dell'accoglienza - «ha molto in comune con Rovereto. Sono entrambe città di frontiera, le cui multiculturalità sono ricchezze enormi. Ma proprio per la propria posizione geografica hanno vissuto nella storia rivendicazioni territoriali violente». Nell'anfiteatro attorno alla Campana ieri mattina c'erano gli studenti delle superiori di Rovereto a far da cornice, ognuno con un fiore in mano depositato poi davanti a Maria Dolens arricchendo la performance di danza orientale che concludeva la mattinata. In prima fila, sia l'assessore provinciale Alessandro Olivi sia il sindaco Andrea Miorandi si sono spesi, dopo il discorso del reggente della Fondazione Alberto Robol, per dare concretezza alla parola "pace". Che coniugata al presente significa dare accoglienza ai rifugiati. «Mentre in Italia si fa una gran confusione, gli unici che stanno reagendo in maniera seria, con proposte operative, siamo noi del Trentino» ha detto Olivi, mentre Miorandi si è dilungato sul ruolo della nostra città che «vuole aprirsi all'Europa e al mondo» e non può fare a meno di un rapporto privilegiato con Strasburgo «sede del Consiglio d'Europa, costruttrice di quella pace frutto lungimirante di accordi, intese, lunghi e spesso faticosi percorsi istituzionali». L'obiettivo è «entrare in una rete di rapporti fra realtà urbane e amministrative simili a Rovereto, che ci consenta di importare, o esportare, buone pratiche e sguardi innovativi sul futuro». Ma intanto l'emergenza umanitaria coinvolge tutti, anche noi, dice il sindaco riferendosi ai profughi del Nord Africa infiammato da rivolte e guerre civili. La solidarietà altro non è, prosegue, che «il rispetto dei diritti fondamentali di ogni persona», ma in Italia trova scarsa applicazione. Sia verso i profughi, sia verso chi si sente minacciato nella propria sicurezza. L'unica via d'uscita, conclude, è smetterla con i paraocchi dell'ideologia e aprirsi al confronto. E lancia una proposta per il prossimo premio Città della Pace: a Lampedusa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano

Podcast / Storia

Il Trentino nella Grande Guerra: un fremito dal Trentino irredento

La guerra infuria in Europa, gli uomini tra i 16 e i 50 anni sono al fronte, mentre l’Italia fa i conti con una disoccupazione crescente. In Trentino, come altrove, si dibatte sulla neutralità italiana, criticata dagli “energumeni della parola”. Tra le voci più sonore, quella della fazione che si batte per la “redenzione”, la liberazione dal giogo austriaco.