Meno rapine, ma è boom di furti nelle case

I dati sulla criminalità svelati all’inaugurazione dell’anno giudiziario. Grillo: «Ma il Trentino è terra sicura»



TRENTO. «Il bilancio complessivo dell'anno di attività in osservazione, per quanto concerne la nostra Corte d'Appello, può ritenersi sicuramente positivo e soddisfacente, in linea con quelli degli anni precedenti». Queste le conclusioni del presidente della Corte d'Appello di Trento nella sua relazione all'inaugurazione dell'Anno giudiziario. «Questo convincimento - ha aggiunto - viene rafforzato dalla consapevolezza della generalizzata situazione di difficoltà e disagio vissuta invece nella maggior parte delle altre realtà giudiziarie del Paese». Una descrizione della situazione condivisa sostanzialmente dal Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Trento, che come Grillo ha riportato anche i dati sul numero di reati iscritti, che evidenziano una sostanziale diminuzione delle rapine sul territorio, nonostante l'allarme creato da recenti episodi, ma un aumento deciso dei furti nelle abitazioni. Se infatti a Trento i furti in casa contro ignoti sono passati da 839 a 1.200 e rimasti a 90 quelli commessi da persone note, le rapine sono passate da 55 a 43, le estorsioni da 30 a 32, i reati di usura da 8 a 2. Analoga situazione a Rovereto e a Bolzano. Per Bolzano le iscrizioni di reati di usura sono passate da 5 a 6, le rapine da 75 a 61, le estorsioni da 40 a 44, ma il picco anche qui si ha coi furti in abitazione e con strappo, passati da 108 a 132 quelli con autore identificato e da 140 a 203 quelli con autore rimasto ignoto. Grillo ha poi lodato l'impegno del personale, così come di avvocati, enti locali e forze di polizia per la capacità di sinergia e auspicato «coraggiose riforme ordinamentali, interventi strutturali in campo processuale, sia civile che penale» e l'abbandono dei «provvedimenti emergenziali». «Ma prima di tutto questo - ha terminato - ritengo indispensabile che i nostri governanti - pur tenendo conto della straordinaria congiuntura che stiamo attraversando e dei rigidi vincoli comunitari - riservino al settore giustizia un'adeguata percentuale di Bilancio dello Stato, ben maggiore dell'attuale, che è la più bassa d'Europa. Non riesco a capire, e lo ripeto da anni, che senso abbia pagare centinaia e centinaia di milioni di euro per risarcire ai cittadini i danni cagionati dalla durata non ragionevole del processo, quando quelle risorse (o forse anche meno) potrebbero essere sufficienti per potenziare l'apparato (con mezzi e personale) in modo da non causare tali danni, rendendo giustizia in tempi accettabili.













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