Mellarini segretario Ma Dellai lascia l’Upt

L’ex governatore: «Non farò un partitino personale, Trentino apripista del cantiere col Pd». Il vincitore apre alle civiche: «Noi popolari e moderati»


di Chiara Bert


TRENTO. La rottura, annunciata, si consuma una manciata di minuti prima delle 11. Lorenzo Dellai ritira la propria candidatura alla segreteria dell’Upt, disconosce il congresso in corso e, di fatto sancisce il suo addio al partito che ha fondato. «Ci ho provato, con sincerità e generosità, ora fate come credete», è il commiato del leader. Niente battaglie a colpi di ricorsi sulla legittimità del nuovo segretario Tiziano Mellarini: «Non siamo tipi da andar per avvocati, la politica è un’altra cosa». «Quello che avremmo voluto fare insieme interpretando una nuova fase del partito, lo faremo comunque, nella convinzione che alla lunga la buona politica vince sempre». Anche sui numeri, sottintende Dellai. Quello che farà, dopo una «fase necessariamente fluida» in cui i suoi fanno ancora parte del nuovo parlamentino eletto nelle assemblee precongressuali, «non sono «nuovi partitini personali», assicura, «oggi servono progetti politici robusti».

Il risultato. I numeri ieri hanno decretato - e non poteva essere altrimenti - che il nuovo segretario dell’Upt è l’assessore provinciale alla cultura Tiziano Mellarini, unico candidato rimasto in campo. Eletto con 701 voti su 2.652 aventi diritto (53 schede bianche, 17 nulle), poco più di un quarto degli iscritti. Al voto sono andati solo i mellariniani, in un congresso proseguito in un clima surreale, dopo che Dellai e i suoi avevano abbandonato il campo ritirando le candidature, anche per il parlamentino, e le mozioni, e annunciando che non avrebbero partecipato al voto.

Conta evitata all’ultimo. Un copione annunciato, per qualcuno già scritto fin da ottobre, quando vennero depositate le due candidature dopo che Dellai aveva respinto la proposta del gruppo consiliare di un candidato di mediazione, Mario Tonina. Negli ultimi due congressi lo strappo era stato evitato: nel 2012 per scongiurare l’uscita di Grisenti venne eletta Flavia Fontana (ma l’ex superassessore poi se ne andò comunque), nel 2014 Donatella Conzatti (ma già allora Mellarini dovette difendersi dalle accuse di essersi venduto al Patt). Questa volta alla frattura ci si è arrivati.

Dellai, atto d’accusa. Nel suo intervento l’ex governatore ha rivendicato il senso della sua candidatura: «Avevo pensato che fosse dovere del primus inter pares tra i fondatori mettersi a disposizione, non sono il capo di una fazione». Ha parlato del «sapore amaro di un’occasione persa» e di «un ciclo che forse si chiude». Il progetto, per Dellai, doveva essere un altro: «Scommettere di nuovo, come negli anni ’90, sull’evoluzione di un partito e non sul suo arroccamento», in grado di offrire «un progetto culturale forte per l’autonomia». Verso dove? Verso quel «cantiere democratico» con il Pd di Renzi che si presenterà alle elezioni politiche del 2018 con la nuova legge elettorale che assegna il premio di maggioranza alle liste e non più alle coalizioni. «In Trentino questo percorso sarebbe già maturo - ha ammonito Dellai - potremmo fare ancora una volta da apripista confederandoci ad un soggetto nazionale con la nostra stessa matrice e sperimentando subito da noi un nuovo assetto, politicamente più solido del centro sinistra autonomista che oggi non sembra godere di buona salute».

Le opa e il partito degli assessori. L’analisi dell’ex presidente è severa: «L’Upt - dice rivolto a Mellarini - non può coltivare teorie di equidistanza incompatibili con la sua natura di forza di centrosinistra. Non siamo di centrosinistra solo perché alleati con il Pd, lo siamo perché questo è sempre stato il nostro campo». Per Dellai quella che sta emergendo è «una nuova Upt», «un partito degli assessori» (come fu quello di Valduga e Zanoni negli anni ’90, ndr) equivoco sul piano politico, che rinuncia a farsi motore di cambiamento e che - avverte i suoi ex compagni di viaggio «non vi conviene neppure». «Il rischio - avverte - è che l’Upt perda la bussola e finisca preda di opa altrui, ostili o amichevoli che siano». Il Patt - il segretario Panizza ieri era in prima fila accanto al governatore Ugo Rossi - attende gli eventi.

Mellarini e il rapporto con le civiche. Se Dellai ammonisce che «non ci aiuterà lisciare il pelo di un civismo che spesso nasconde la voglia di non scegliere e spesso quella di mascherare alternative politiche alla nostra coalizione», Mellarini da segretario in pectore risponde rivendicando il dialogo con le liste civiche e con «tanti amici che hanno scelto strade diverse» (Progetto Trentino che proprio ieri è andato a congresso, ndr): «Superficiale e ingiusto bollarli come di destra, i partiti facciano piuttosto autocritica di fronte all’assenteismo delle ultime amministrative. Siamo una forza popolare moderata, diversa da Patt e Pd», incalza l’assessore richiamandosi ai grandi partiti europei come la Cdu tedesca e il Ppe. Per quanto riguarda la politica nazionale, assicura, «il riferimento resta il centrosinistra», «è strategico per l’autonomia mantenere un collegamento importante con Roma, «ma non c’è motivo di inventarci fantasiosi contenitori o immaginarci in futro confluiti in altri partiti di differenti tradizioni». Una risposta a Dellai, che però è già lontano.

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