sanità

Medici, Ioppi attacca l’Azienda sanitaria

Il presidente dell’Ordine: «Non si usino infermieri per sostituirli». Arrivano nuove borse di studio e un master post-laurea



TRENTO. Non piace affatto all’Ordine dei medici la ricetta ipotizzata dall’Azienda sanitaria per far fronte al grave calo dei medici di base e di specialisti. «Garantire gli stessi servizi con meno professionisti», aveva detto al Trentino il direttore dell’Azienda Paolo Bordon, puntando sulle aggregazioni tra medici di base e sull’aumento delle altre professionalità, ad esempio gli infermieri, che sono disponibili e che possono essere formati anche in tempi brevi per consentire ai medici di concentrarsi sulle loro attività specifiche.

Ieri è arrivata la replica di Marco Ioppi, presidente dell’Ordine dei medici, nella conferenza stampa convocata dall’Ordine a Povo proprio sul tema della medicina generale: «Non possiamo essere d’accordo con una sanità al ribasso – ha detto Ioppi – occorre impegnarsi a formare medici di medicina generale e specialisti e chiedere un aumento del numero di borse di studio del corso di specializzazione e del corso in medicina generale. In Italia l’imbuto formativo dopo la laurea è responsabile di una fuga verso l’estero di oltre mille giovani all’anno».

Per far fronte al calo, dal prossimo anno sarà istituito a Trento un master di II livello post laurea in medicina generale della durata di un anno promosso da Fbk e università in collaborazione con l’Ordine dei medici e l’Azienda sanitaria. «L’intento – ha spiegato Antonella Graiff, coordinatrice del progetto della Fondazione Bruno Kessler per la salute - è quello di contribuire alla preparazione del medico del futuro come professionista capace di intercettare i bisogni dei pazienti, saper ben utilizzare le tecnologie digitali ed essere al contempo protagonista della realizzazione dei nuovi assetti organizzativi delle cure primarie». Magari, va aggiunto, andando a rimpolpare i quadri di un settore, quello della medicina generale, dei “medici di famiglia” si diceva una volta, avviato verso l’estinzione. Visto che anche in provincia, come pressappoco nel resto d’Italia, entro il 2023 un cittadino su tre potrebbe non avere il proprio medico di fiducia. Infatti, a fronte di 900-950 medici di medicina generale che si laureano ogni anno ben 3000 se ne vanno in pensione.

Oltre al nuovo master per la formazione post laurea, per potenziare il bacino di professionisti si agirà anche attraverso le borse di studio. Franca Bellotti, responsabile dell’ufficio sviluppo e risorse umane della Provincia, ha annunciato che «probabilmente già da quest’anno le borse di studio in medicina generale che assegneremo passeranno da 10 a 15 e dal prossimo aumenteranno anche i posti, da 20 a 25, della Scuola di formazione in medicina generale».

Ioppi e il suo vice, Francesco Chiumeo, si sono augurati che «si vada verso l’istituzione di una Scuola nazionale di specializzazione in medicina generale» (ora ve n’è una per ogni regione e provincia autonoma, ndr). «Ci conforta – ha sottolineato Bellotti – che dai 300 trentini che frequentavano nel 2009 le facoltà di medicina italiane ora siamo passati a 675. È una boccata d’ossigeno, quando e se torneranno in Trentino». «La Dichiarazione di Trento firmata a giugno da Ordini e Scuole di tutta Italia e inviata al ministero – ha concluso il presidente dei medici – ci ha consentito di entrare a far parte della commissione nazionale per la riorganizzazione delle scuole di medicina generale».

Ma sul tema è scontro anche dentro l’Ordine dei medici. Dure le dichiarazioni di Nicola Paoli (segretario della Cisl medici) nei confronti di Ioppi: «Le sue dichiarazioni ci lasciano esterrefatti. Oltre a leggervi un attacco al sindacato di maggioranza dela medicina generale che ha sottoscritto il contratto che disciplina le aggregazioni territoriali, vanno contro la legge Balduzzi che obbliga tutte le Regioi a strutturarsi sul territorio con le aggregazioni, le più consone pr la tutela professionali, qualitativa e organizzativa dei nostri medici di medicina generale. Negare efficacia e valore giuridico a leggi e decreti che riconoscono tali strutture è incomprensibile. E offendere il lavoro del direttore dell’Azienda sanitaria che sta percorrendo con noi questa strada con passione e pazienza, è avviente».

(pa.pi.)

 













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