Mattarello, la beffa delle aree espropriate 

Sottratte ai contadini (a peso d’oro) ora vengono affittate ai coltivatori per cifre irrisorie. Con un buco di oltre 30 milioni


di Andrea Selva


TRENTO. Prima hanno espropriato i terreni agricoli ai contadini per realizzare la cittadella militare, poi li hanno riempiti (in parte) con decine di migliaia di metri cubi di materiale inerte per alzare il livello dell’area, infine hanno cambiato idea e ora hanno pubblicato un bando per chiedere ai contadini se vogliono prendere in concessione i terreni per coltivarli, proprio come avveniva una volta. Detta così l’operazione condotta da Provincia di Trento e Stato italiano a Mattarello appare come una clamorosa beffa, ma calcolando che solo di espropri sono stati spesi oltre 30 milioni di euro di soldi pubblici è evidente che si tratta di un caso vergognoso nella storia urbanistica della città di Trento.

Per rendere l’idea delle somme in gioco basti pensare che attualmente i terreni vengono offerti agli agricoltori a un canone annuale di 1.100 euro per ettaro (il termine per le offerte è stato fissato al prossimo 15 febbraio) tanto che le entrate annuali per la Provincia potrebbero essere fra i 25 e i 30 mila euro all’anno. Di questo passo l’amministrazione pubblica potrà recuperare i soldi spesi nei prossimi mille anni. Ma questo calcolo ovviamente è solo una provocazione: nessuno pensa realmente di recuperare la “montagna di soldi spesi” (per usare la definizione di un addetto ai lavori interno alla Provincia), ora si tratta di trovare un impiego per le aree che l’amministrazione pubblica ha tolto agli agricoltori (pagandole a peso d’oro, almeno rileggendo l’operazione con il senno del post-crisi economica).

Un altro dato aiuta a capire le dimensioni di questa vicenda: quando nella primavera del 2016 Provincia e Stato stabilirono definitivamente che la Cittadella militare non sarebbe mai stata realizzata, dagli uffici provinciali partirono le lettere agli agricoltori che avrebbero potuto “retrocedere” dagli espropri, cioè tornare proprietari dei terreni, naturalmente restituendo le indennità percepite dall’ente pubblico. Quanti di loro accettarono la proposta? Nessuno. Con due eccezioni che in realtà hanno una spiegazione ben precisa: si tratta di proprietari di piccole aree sul lato opposto della statale del Brennero, che erano state espropriate per realizzare la rotatoria di accesso alla Cittadella militare. Solo due proprietari di queste aree (del tutto residuali rispetto all’intera operazione) hanno accettato di restituire i soldi e riprendersi la terra.

L’idea di espropriare la campagna ai contadini (in tutto un centinaio di persone) risale ai primi anni Duemila, quando Provincia e Stato si accordarono per realizzare a sud di Trento una nuova area militare in cui concentrare tutte le esigenze dell’esercito in città. Nel 2003 venne finanziata l’operazione, mentre dieci anni dopo arrivò lo stop e quindi partì la procedura per la revoca degli espropri. Resta il fatto che nessuno degli agricoltori ha accettato di rientrare in possesso delle aree (ci sono alcuni proprietari che hanno incassato vari milioni di euro) mentre le aree sono state coltivate successivamente nell’ambito di contratti d’affitto con la Provincia. I primi contratti sono stati firmati nel 2016, tutti della durata di un anno. Ora la Provincia - con l’obiettivo di garantire la massima trasparenza - ha pubblicato un avviso per verificare se altri soggetti vogliono partecipare alla gara per l’affidamento dei terreni. I contratti - per una decina di lotti in tutto - scadranno comunque a fine dicembre e garantiranno quindi solo la possibilità di coltivazioni stagionali. Una precisa scelta della Provincia che non vuole impegnare i terreni per periodi più lunghi, in considerazione del fatto che quelle aree - in accordo con il Comune - dovrebbero trovare presto una destinazione. I terreni sono ancora a destinazione militare, ma tre le ipotesi c’è quella di un polo dello sport.













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