Malaria, altri quattro casi al S.Chiara

Per due di essi (un bimbo e una donna ricoverati in estate) inviati i campioni a Verona. I Nas al campeggio di Bibione


di Luca Marognoli


TRENTO. Altri due casi di malaria curati a Trento nel corso dell’estate sono al centro delle indagini della Procura di Trento avviate dopo la morte della piccola Sofia Zago. Nel frattempo i carabinieri del Nas hanno fatto un sopralluogo nel campeggio di Bibione dove la famiglia della bimba fu ospite dal 5 al 13 agosto, senza rilevare irregolarità.

Gli ulteriori pazienti di malaria “transitati” dal Santa Chiara, emersi da un approfondimento dell’inchiesta, sono stati in realtà quattro, ma solo due sono di interesse ai fini investigativi perché riguardanti lo stesso genere di plasmodium malarico, il “falciparum”, che colpì la bambina trentina (e le sorelline del Burkina Faso ricoverate assieme a lei). Si tratta di un bambino di 8 anni di Trento ricoverato in Pediatria e di una donna di 36 della Valsugana ricoverata nella struttura semplice di Malattie infettive, che si sono recati in Africa in ferie o hanno avuto contatti con persone che vi erano state di recente. Entrambi sono stati trattenuti per i 4-5 giorni di ricovero necessari a svolgere gli accertamenti di questo tipo, poi sono stati dimessi.

Il Nas ha acquisito anche le loro cartelle cliniche e ha inviato i vetrini relativi all’Istituto di medicina legale di Verona per risalire al ceppo del plasmodio, come avvenuto per le sorelline africane. Gli altri due casi riguardano un uomo di 46 anni, di Trento che aveva contratto però la malaria di un genere diverso (plasmodium “Vivax”), e quello di un volontario trentino in Africa che non era stato ricoverato ma si era recato per un semplice controllo in pronto soccorso. Come si ricorderà, l’Azienda sanitaria di Trento ha sempre sostenuto di avere seguito con scrupolo le procedure previste e non risulta, allo stato attuale, che il Ministero abbia ravvisato irregolarità.

Per quanto riguarda la pista veneta dell’indagine, gli accertamenti del Nas di Trento hanno confermato che al pronto soccorso dell’ospedale di Bibione (che dipende dalla Asl di Portogruaro) non sono stati trattati casi di malaria dal primo gennaio in poi. Ma la Procura non vuole trascurare nessuna strada: i militari del Nucleo antisofisticazioni sono stati anche inviati nel campeggio di Bibione dove la famiglia Zago soggiornò con la piccola Sofia per una settimana prima che la bimba fosse colpita dall’esordio diabetico e venisse ricoverata a Portogruaro (per essere poi trasferita a Trento). Gli investigatori hanno acquisito i piani di disinfestazione della struttura turistica e hanno compiuto un sopralluogo per analizzare la piazzola dove si trovava il camper della famiglia trentina. Nelle vicinanze del veicolo non sono stati rinvenuti stagni né pozzi; a un centinaio di metri da esso si trova la piscina del complesso che, tuttavia, in quanto tale (l’acqua è trattata con cloro) non dovrebbe attirare zanzare. Se dovesse essere esclusa la pista trentina, si profilerebbe lo scenario più preoccupante per la sanità nazionale, quello del contagio all’aperto, che potrebbe - in linea teorica - anche suggerire di rivedere i protocolli in materia.













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