Magnani, 14 anni d’aula «Tentato di riprovarci»

Consigliere comunale a 28 anni, sindaco a 39. In Provincia dal ’98: «Due mandati bastano per i ruoli di potere. Non cerco posti, oggi guardo ai movimenti»


di Chiara Bert


TRENTO. Consigliere comunale a 28 anni, sindaco (di Taio) a 39, a 47 presidente di Comprensorio e a 49 il grande salto in consiglio provinciale. Dove siede da 14 anni, in mezzo ha fatto l’assessore alla sanità e il presidente del consiglio regionale. Mario Magnani, 63 anni («Ma con due bambini di 3 anni mi sento giovanissimo»), nel 2009 ha lasciato l’Upt traslocando nel Gruppo Misto. Sostiene che «per i ruoli di potere» due legislature bastano. Ma in vista del 2013 l’idea di una ricandidatura lo tenta: «Non lo escludo».

Magnani, lei fa politica da quando aveva 28 anni. Si sente un politico di professione?

In verità la mia carriera politica professionale è iniziata a 49 anni, quando sono stato eletto in Provincia. Fino ad allora ho fatto il veterinario condotto, che mi occupava 24 ore su 24. Quando la riforma sanitaria dopo l’85 mi ha concesso di lavorare 40 ore, mi sono candidato a consigliere comunale di Taio con una lista civica.

Tre anni dopo era sindaco...

Sì, nel 1988, con la crisi in Comune. Dopo 2 anni mi fecero fuori nonostante le mie 450 preferenze, un giovane che si metteva in politica senza partiti e padrini politici dava fastidio. Sono stato rieletto sindaco nel ’93, con l’elezione diretta. Ma ho continuato a fare il veterinario. Non è come oggi che un sindaco di un paese di 1000 abitanti va in aspettativa...

Adesso ha alle spalle quasi 15 anni di consiglio provinciale. Due sue colleghe, Cogo e Dalmaso, secondo le regole del Pd non saranno ricandidate. Come vede il ricambio?

Credo sia giusto. Specialmente nei posti di potere, come assessore, presidente o sindaco, bastano due legislature. Diverso è un impegno come il consigliere comunale, che non ha la possibilità di governare.

Lei è stato assessore per una legislatura...

Questo è un mio rammarico, volentieri ne avrei fatta un’altra perché nella prima legislatura si impostano certe azioni, come la legge di riforma della sanità e la legge sulla non autosufficienza.

Dopo tre legislature cosa farà nel 2013?

Ho sempre vissuto la politica come servizio e impegno per gli altri. Vengo da una professione dove si guadagna bene. Non ho certo avuto bisogno della politica dal punto di vista economico. Il mio punto di forza è questo: ogni volta che mi sono candidato ho detto “se non va bene, posso sempre tornare alla mia professione che mi gratifica”. Oggi posso dire che non ho problemi a smettere.

E smetterà?

Non mi interessa il mio destino, mi interessa la politica che è in grave crisi. Abbiamo vecchi stimabili come Napolitano e giovani che hanno rubato come Fiorito. Oggi mi sto impegnando nel volontariato politico, insieme ad altri ho fondato un’associazione culturale. Mi piacerebbe che la mia esperienza amministrativa avvicinasse persone anche nuove alla politica.

Lei nel 2009 ha lasciato l’Upt in polemica con i vertici del suo partito. Se qualcuno le proponesse di candidarsi accetterebbe?

Io in assoluto non escludo niente. Naturalmente non torno indietro, a percorsi di partito che mi hanno visto soffrire. Eventualmente guardo ai movimenti. Se ci fossero le condizioni per dare ancora un contributo, allora potrei forse cedere. Ma non sto cercando un posto. Oggi c’è bisogno di parlare con quel 50% di cittadini che non va a votare.

In questo momento fioriscono associazioni e movimenti. Pensa che tutto questo fermento si tradurrà in una proposta politica?

Non so. Io certo non rinnego la mia storia, sono uno che ha votato Bersani e Nicoletti alle primarie. Resto nel centrosinistra. Ma il Pd non basta, con il 30% non si governa.

Voterà anche questa volta alle primarie?

Ci sto riflettendo. Ma oggi vedo un rischio: che si trasformino in uno scontro interno che lascerà forti lacerazioni. Sarebbe un peccato.

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