Macchine «mangiarifiuti»: in centro la raccolta è facile

Test sul campo con uno dei «canguri» disseminati nella Ztl: in pochi secondi i materiali conferiti (residuo compreso) vengono «ingoiati» finendo sottoterra


di Luca Marognoli


TRENTO. Hanno dovuto attendere più di tutti gli altri perché partisse il porta a porta, a causa della difficoltà di ricavare gli spazi adeguati al posizionamento dei bidoni. Ora che il sistema è partito, però, i residenti nella Ztl, la zona a traffico limitato del centro storico, si sono scoperti privilegiati. Merito di quelli che in gergo tecnico vengono chiamati “canguri”, le macchine mangiarifiuti interrate a controllo digitale collocate in alcuni “punti strategici” nelle immediate vicinanze del Giro al Sass. La prima di queste isole tecnologiche era apparsa in piazza Cesare Battisti tre anni fa: oggi se ne trovano di analoghe anche in via Galilei, piazza Garzetti e via 2 Settembre ’43. Ma se prima che partisse la raccolta del residuo erano guardate con un certo sospetto dai cittadini, molti dei quali preferivano il semplice gesto di gettare i sacchi nei vecchi cassonetti alla noia di dover “smanettare” con un computer anche per buttare l’immondizia, è questo il momento in cui rivelano tutta la loro utilità. Già, perché con i “canguri” non serve aspettare nessun camion per liberarsi dei sacchi verdi Tares: quando si vuole, anche a mezzanotte, si esce da casa e si depositano nel bidone interrato. Resta inteso, naturalmente, che se non si attende di riempire il sacco, ad ogni svuotamento si pagherà la stessa cifra richiesta a chi sfrutta fino all’ultimo i 30 litri a disposizione.

Molti inquilini di condomìni vorrebbero avere un sistema simile sotto casa e possono richiedere a Dolomiti Energia il bidone a calotta, che svolge una funzione analoga ma costa 3.400 euro l’uno, più 110 euro l’anno di gestione e 4 euro e 60 per ogni chiavetta. Fortunato dunque chi ha la tessera magnetica che permette di usufruire gratuitamente delle isole ecologiche. Anche perché qui non si corre alcun rischio di essere vittima del “turismo dei rifiuti” che ieri, nel nostro viaggio tra i “casoni” di San Giuseppe, abbiamo visto essere un fenomeno già diffuso.

Eccoci allora pronti a testare il mangiarifiuti, con la collaborazione di Gaia, che risiede nelle vicinanze. La ragazza si presenta con i due sacchi riutilizzabili per il trasporto del vetro (di colore verde) e della carta (di colore giallo). Il residuo non ce l’ha ancora perché a casa sua, come nella maggioranza delle famiglie, non è stato ancora riempito. Sul display appare la scritta “inserire tessera”, in italiano e in inglese. Poi si viene richiesti di selezionare il materiale da conferire. Gaia sceglie “vetro” e conferma. La macchina invita ad aprire il coperchio e a svuotarvi il materiale, poi annuncia: “Sto pesando il tuo rifiuto”. Appaiono i pesi dell’immondizia e della tara, che però rappresentano solo una curiosità per l’utente. L’unico conteggio che viene registrato sulla tessera è il numero di svuotamenti per il residuo, precisano a Dolomiti Energia. L’operazione, ripetuta per la carta, dura pochi secondi, dopo di che il monitor invita l’utente a ritirare la tessera e gli dà l’arrivederci. Per Gaia, che fino a pochi mesi fa abitava in un condominio in collina, ora è tutto più facile. «In fondo alla via avevamo i bidoni con la chiave per residuo, carta e plastica», spiega. «Ora c’è una sola colonnina dove gettare tutti i tipi di materiale e la città rimane più pulita. Non si vede certo quello che avveniva in piazza Vittoria nei mesi scorsi, quando, forse anche a causa del cantiere, la plastica aveva invaso persino il marciapiede. E poi qui posso gettare il residuo quando voglio». Tutto merito del canguro.

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