l’ex dirigente 

«Ma che cosa ho fatto per meritare tutto questo?»

TRENTO. «Cosa ho fatto per meritarmi tutto questo male». Sono le parole che Luisa Zappini rivolge al suo avvocato, Nicola Stolfi, dopo l’interrogatorio di garanzia davanti al gip. Pochi minuti appena,...



TRENTO. «Cosa ho fatto per meritarmi tutto questo male». Sono le parole che Luisa Zappini rivolge al suo avvocato, Nicola Stolfi, dopo l’interrogatorio di garanzia davanti al gip. Pochi minuti appena, in aula, per avvalersi della facoltà di non rispondere e ottenere un allargamento dei contatti con i familiari. L’ex dirigente del Cue è arrivata in tribunale poco prima delle 9.45, ora fissata per l’interrogatorio. Indossava occhiali da sole ma, varcata al soglia del palazzo di giustizia, li ha tolti e ha camminato, a tesa alta, verso l’aula del gip. Tradita dalle sferzate dei flash, si è coperta il volto. Un foglio di carta a celare un fuoco mediatico che infastidisce ma che, si vedrà poi, non evita. In quelle parole il dolore di una donna. Non è assordante, non cerca commiserazione. Il tono non tradisce l’avvilimento profondo, non tende alla ricerca di una compassione a buon mercato. E’ una domanda, quella di Zappini, fatta mentre dagli occhi chiari spunta una lacrima. L’uscita da quell’aula ha portato una certezza, i contatti con i familiari ora saranno più semplici. Ed è un conforto nella misura dei domiciliari dove è concesso lo spazio per fare ordine in quello che è successo. Con il suo legale, Zappini dovrà ricostruire quei giorni e quelle accuse contestate. Dovrà chiarire l’utilizzo di quella macchina di servizio e dei permessi che le si contestano. Viaggi, mentre risultava essere al lavoro. Si dovranno cercare delle spiegazioni, agli atti contestati. In mezzo a quei numeri, quelle cifre che decretano il profilo di una condotta fraudolenta, ci sarà presto anche la sua verità. Sarà quella della dirigente e sarà quella della donna, chiamata a motivare quelle uscite per cura di familiari. Questo accadrà, pare, a breve. Nel frattempo, nella sua casa, resta una donna che di missioni ne ha fatte molte, che lascia in tante zone dell’Italia e del Trentino il ricordo di una persona in grado di rimboccarsi le maniche e di intervenire nel momento dell’emergenza. Una professionista chiamata alla prova più grande, in questa fase della vita, rimettere insieme i pezzi di una presunta condotta che vale un futuro.















Scuola & Ricerca

In primo piano