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Lite fra operaio e titolare, tensione alla Sapes

Giovedì a Storo duro scontro tra l’amministratrice delegata e il delegato Fiom: «Mi ha minacciato, qui non mette più piede»



STORO. I particolari di cosa sia successo giovedì sera alla Sapes, sono tutti da chiarire. La versione dell’azienda è che il delegato Fiom avrebbe minacciato con un coltello Donatella Buccio, moglie del titolare Giuliano Sossi e amministratrice delegata dell’azienda. Tanto che il lavoratore è stato immediatamente sospeso dal lavoro per procedimento disciplinare. Ha cinque giorni di tempo per fornire spiegazioni, scaduti i quali potrebbe essere licenziato. Ma è una ricostruzione che i lavoratori considerano del tutto esagerata, se non priva di fondamento. Quello che sarebbe successo è che nel turno precedente, tra le 12 e le 20, un caporeparto aveva ripreso alcuni lavoratori, che a suo dire si erano trattenuti troppo a lungo alla macchina del caffè. E aveva riferito l’episodio a Donatella Buccio, amministratrice delegata. La quale alle 20, appena preso servizio, aveva preso di petto il delegato sindacale profondendosi in giudizi poco lusinghieri sulla serietà di tutto il personale ed anche sua. L’operaio in quel momento stava tagliando dei cartoni - è la sua mansione - e quindi aveva un coltello in mano. E ammette di avere tenuto testa a Buccio, in un alterco verbale anche acceso. Poco dopo era stato chiamato in ufficio dove la stessa Buccio e suo marito Giuliano Sossi gli avevano notificato procedimento disciplinare e sospensione, aggiungendo per chiarezza «Tu qua dentro non metti più piede».

Per decidere come muoversi e per fare chiarezza sull’accaduto, oggi i lavoratori della Sapes di Storo si confronteranno in una «assemblea sciopero» di tre ore, a cavallo tra primo e secondo turno di lavoro. A quel punto il sindacato cercherà di verificare con l’azienda se ci sia margine per ridimensionare l’episodio. Sapendo fin d’ora che non ci sono testimoni e che di fronte ad un eventuale licenziamento non resterebbe che impugnarlo in Tribunale chiedendo il reintegro. Ma soprattutto, chiarisce il sindacato, col rischio che questo episodio, esploso in un contesto di oggettiva delicatezza della vita aziendale, rischi di vanificare gli sforzi di tutti in direzione di una collaborazione e disponibilità reciproca necessarie per rispondere alle difficoltà della crisi. Insomma, mentre si ragiona di aumentare la produttività e di sforzi da parte di tutti (in nome del bene altrettanto comune della difesa dei 110 posti di lavoro, considerando i due stabilimenti di Storo e Condino) un irrigidimento dei rapporti in azienda potrebbe compromettere il clima e rendere tutto più difficile. (l.m)













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