Lega, Fugatti resta segretario: «E ora basta beghe interne»

Confermato con il 57%. Non passa la svolta di Divina «Con Roma non si tratta, vogliamo il Trentino indipendente»


di Chiara Bert


TRENTO. Maurizio Fugatti respinge l’assalto di Sergio Divina e la Lega trentina lo riconferma per il quarto mandato, dopo nove anni da segretario. Al congresso, ieri all’Hotel Adige di Mattarello, è finita 54 voti (il 57%) a 40 (erano 109 i militanti con diritto di voto) per il segretario uscente contro il senatore sfidante. Blindato il nuovo direttivo provinciale, dove 8 degli eletti stanno con Fugatti e 2 con Divina: i nuovi componenti sono Enzo Boso (Valsugana), Devid Moranduzzo (Trento), Pier Candido Rio (Rendena), Maurizio Bisoffi (Vallagarina) e, a livello provinciale, Roberto Pacher, William Angeli, Diego Binelli, Alessandro Vaona, Mara Dalzocchio e Luciana Bertoldi.

Lo scontro al vertice tra i due uomini di punta ha spiazzato la stessa base leghista, che in larga parte ha dimostrato di non aver compreso la mossa di Divina e ai suoi due leader storici ieri ha chiesto soprattutto una cosa: tenere unito il movimento.

Il congresso ha messo in evidenza non tanto due correnti con due linee politiche diverse - lo stesso Divina ha ribadito quanto detto nei giorni scorsi, ovvero che non ha obiezioni politiche da fare a Fugatti - ma molte tensioni e dissidi personali che stanno logorando diverse sezioni, a partire da quella di Trento. Per superare questi problemi la maggioranza della Lega ha deciso di affidarsi ancora a Fugatti.

La sfida del senatore. L’appello alla svolta di Sergio Divina non ha convinto i più: «Non c’è una guerra, ma un dibattito - ha esordito ieri il senatore - Maurizio ha fatto bene il segretario ma dopo un po’ di tempo le frizioni affaticano.Ci siamo arenati, manca slancio e ci sono zone dove abbiamo spento il motore, dalla val di Sole alla valle del Chiese, da Folgaria a Piné». «E allora avanti un altro, che sappia compattare il movimento. La Lega viene prima degli uomini, l’uscente sarà sempre più il bravo e preparato ma quando il testimone si ferma e diventa uno scettro non va più bene», ha provato a esortare i suoi Divina, spiegando che «un nuovo segretario giovane non si fa da sè, va cercato». Il senatore si è offerto per traghettare il partito per un anno, il tempo di trovare il nuovo leader.

La rotta del segretario. Dopo essere rimasto in silenzio nei giorni pre-congresso, Fugatti ha parlato ieri alla platea confessando il «profondo malessere umano e personale» con cui ha vissuto questo passaggio. «Mi ricandido perché me lo ha chiesto gran parte del movimento - ha esordito - conscio che non tutto il movimento è con me». Alle critiche di Divina di una Lega arenata, il segretario uscente ha rivendicando i risultati ottenuti dopo lo scandalo del 2012 che ha travolto la Lega Nord a livello nazionale. «Siamo dovuti ripartire da zero, eravamo considerati così deboli che nessuno alle provinciali del 2013 ha voluto fare alleanze con noi», ha rivelato Fugatti. «Tutti ci davano per finiti e invece il risultato solitario ci ha salvati dalla scomparsa che invece hanno avuto la gran parte delle altre forze del centrodestra». Un a risposta indiretta al suo sfidante Divina che aveva lavorato per un’alleanza con le civiche Diego di Mosna.

Basta scontri. Sul fronte interno, Fugatti ha annunciato linea dura: «Non accetterò più d’ora in avanti che un leghista parli male di un leghista, a prescindere da che parte sta la ragione». «Nessuna epurazione - chiarisce a risultato incassato - ma ora sono libero di fare le mie scelte e costruirò una squadra fatta dalle persone che si sono distinte sul territorio».

Trentino indipendente. Sul versante più politico, il segretario indica le comunali di Padova come modello per il centrodestra trentino, «una coalizione che sa allargarsi rispetto ai partiti tradizionali». Nel manifesto programmatico mette l’abolizione delle Comunità di valle, la Valdastico, la difesa degli ospedali periferici, le risorse ai trentini e non agli stranieri. Ma è sui rapporti con Roma che Fugatti carica la base leghista: «Basta trattare, non dobbiamo aver paura di chiedere più di quello che abbiamo». L’obiettivo dichiarato è radicalizzare lo scontro: «Per il Trentino è arrivato il momento di parlare di autodeterminazione». I modelli sono Scozia e Catalogna: ovvero indipendenza da Roma.

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