Le ultime bistecche di largo Carducci: i Postal se ne vanno

Sabato la macelleria chiude, dopo 42 anni di attività In città restano aperti solo due punti vendita di carni


di Giorgio Dal Bosco


TRENTO. Stavolta sì che la macelleria di Largo Carducci chiude per davvero. Sabato prossimo, che sarà l’ultimo giorno, i fratelli Franco e Danilo Postal, i titolari, assieme alla moglie di Franco, la signora Mirtis Gerola, da sempre alla cassa, saluteranno e se ne andranno. C’è da dire che a Mattarello la famiglia Postal, con Walter, ha un’altra macelleria.

Dunque, dopo 42 anni chiude la “quasi” penultima macelleria di Trento. Quasi penultima perché rimangono aperte la macelleria in via Giusti, a pochi metri dalla rotonda in fondo a via Veneto, e la neo macelleria dei Belli in piazza Vittoria che, chiudendo il concorrente Postal, in centro città non avrà proprio più rivali. Forse che in largo Carducci andranno proprio i Belli raddoppiando così il loro punto vendita che va a gonfie vele? La risposta di Gilberto Belli, con la scusa di essere indaffaratissimo a servire il solito capannello di clienti, è stata un sorriso evasivo. Sembrerebbe, però, più no che sì. Si vedrà.

I fratelli Franco e Danilo sono figli di un macellaio, Ettore, che dopo la naja aveva fatto il garzone nella macelleria di Vittorio Debiasi in via san Pietro, quasi “monopolista” della città. Da idraulico, qual era, diventa un ottimo macellaio. “Meglio tagliare quarti di vitello e vendere bistecche – decide - che aggiustare rubinetti”. Quando s’accorge che a vendere carne i cassetti si riempiono alla svelta, dopo essersi sposato, si mette in proprio riaprendo, nei suoi programmi, a Mattarello la vecchia macelleria dei Mittempergher, rinnovata in toto e ben più elegante di prima. Ma Ettore muore proprio nei giorni dell’inaugurazione. Franco, il primogenito di Ettore e di Teresa, rimane orfano quando ha soltanto 13 anni. Ma la mamma è una donna forte che, aiutata dai fratelli e dal cognato, riesce a mandare avanti il negozio fino a quando suo figlio Franco a soli 17 anni prende in mano negozio e laboratorio annesso. Dopo tante preoccupazioni e fatiche la mamma, vedova con 7 figli, vede nel figlio Franco, in Paola come cassiera che morirà nel 2004 a soli 58 anni, in Walter, che farà l’apprendistato dallo zio, e in Danilo i prosecutori dell’iniziativa di suo povero marito, stroncata proprio sul nascere. Dal 1959, quando comincia Franco, al 1961, quando si affianca ai fratelli anche Danilo, i Postal con l’insostituibile aiuto della sorella Paola, diventano una garanzia. Dieci anni dopo, maggio 1971, Franco, che ha 29 anni, pensa di raddoppiare. Nonostante a Trento vi siano quasi settanta macellerie, lui è convinto di poter sfondare anche in centro storico. La sua convinzione è ben fondata supportata com’è dalla capacità professionale sua e del fratello Danilo.

I motivi della chiusura non sono certamente legati alla crisi economica. Da tempo la signora Mirtis, alla cassa, era stufa e mugugnava con il marito che non ne aveva più voglia. E ora, anche perché non c’è ricambio maschile, ha avuto ragione dell’insistenza contraria del coniuge. La coppia di fratelli in Largo Carducci, infatti, hanno entrambi una coppia di figli: quattro femmine. E, allora, con un lavoro da macellai, non c’è futuro.

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