Sci

Le piste «rosse» le più insidiose per gli incidenti

I dati in un convegno sulla sicurezza


di Marilisa Costanzo


TRENTO. E’ anche dalla Facoltà di Giurisprudenza di Trento che prende avvio questa nuova stagione sciistica, dato che la sala conferenze dell’Università ha ospitato ieri il simposio internazionale Safety and Liability rules in European Ski Areas, che proseguirà anche domani con una giornata dedicata ai soli addetti ai lavori.

Il seminario incentrato su questioni connesse alla responsabilità e sicurezza sulle piste da sci europee, ha visto avvicendarsi al microfono le voci di esperti provenienti da quei Paesi che, a livello europeo, sono toccati da vicino dal tema. Docenti dalla Polonia, Spagna, Francia, Svizzera, Germania, Austria, Olanda, Belgio e naturalmente dall’Italia hanno presentato una serie di dati raccolti nel corso della ricerca condotta dal 2000 ad oggi, sulla problematica della sicurezza sulle piste da sci.

Le rilevazioni della Polizia di Stato di Moena rivelano che negli ultimi 15 anni il 29% degli incidenti censiti riguarda turisti stranieri, di cui il 24% proveniente da paesi europei. Si tratta quindi di un fenomeno di rilevanza internazionale, nonostante le dotazioni di cui sono provvisti gli impianti varino qualitativamente da Paese a Paese. Il caso italiano è emblematico, perché la legge è molto severa con gli impiantisti, e mira a risolvere il problema a monte, volendo minimizzare al massimo il rischio di incidenti. é emerso che le nostre piste sono tra le più sicure, e ciò giustifica i costi da sostenere per la resa del servizio, dato che l’implementazione di regole da seguire e mezzi di controllo costituiscono fattori di costo importanti con immediate ripercussioni sul turismo.

Gli incidenti quindi costano a tutti, non solo agli sfortunati o agli imprudenti che devono sostenere spese ingenti, nonostante talvolta qualcuno cerchi di far ricadere la colpa su piste costellate di ipotetiche lastre di ghiaccio, impianti fantasiosamente difettosi, segnali di delimitazione invisibili. La maggioranza resta comunque di natura accidentale, frequenti sono gli scontri tra sciatori, e l’apparente paradosso è costituito dal fatto che lo sciatore infortunato che ha acquistato il proprio skipass sottoscrivendo così un vero e proprio contratto, può fare causa rivolgendosi direttamente al proprio paese di provenienza, e non al luogo in cui è incorso l’incidente. Ad ogni modo non resta che raccomandare di seguire sia le regole che la legge impone, che quelle suggerite dal buonsenso, considerando che su 217.000 incidenti occorsi negli ultimi 15 anni in Italia, con una media di 14.400 all’anno, quasi la metà avviene su pista rossa, e il 70% degli interessati non sono provvisti di casco. Va da sé che in questi casi le spese ricadano tutte sulle spalle del malcapitato. E ben poca voce in capitolo ha la questione relativa alla copertura assicurativa sulle piste, molto diffusa all’estero come consueta pratica salvavita, ma quasi totalmente ignorata in Italia. Conformemente a una linea di condotta generalizzata, che supera di gran lunga i confini delle piste da sci.













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