CASTELLO TESINO

Lascito Pasqualini: il giallo della rendita

Castello Tesino, quasi 12 milioni di euro investiti dalla Apsp “Suor Agnese” in Btp con scadenze fino al 2040: ma tutto è già stato portato all’incasso


di Paolo Morando


CASTELLO TESINO. Possedete quasi 12 milioni di euro e volete campare di rendita senza correre troppi pericoli? Qualsiasi operatore finanziario, ma anche il più impreparato dei bancari, vi dirà una sola cosa: titoli di Stato, tutta la vita. Già: vitalizio garantito senza muovere un dito, semplicemente aspettando che i vari Buoni del Tesoro poliennali giungano a scadenza per incassare le cedole. Bene, anzi male: riaprite gli occhi, il sogno è finito. Quei soldi non li avete voi. Anche perché, se li aveste, probabilmente non sareste qui a leggere questo articolo: meglio i Caraibi, no? Immaginate però adesso di possedere quel patrimonio non in prima persona, bensì nelle vesti di amministratori di un ente pubblico, ad esempio un’Azienda di servizi alla persona, una Apsp come la “Suor Agnese” di Castello Tesino. Che in saccoccia, grazie al celebrato lascito Pasqualini (vedi in alto nella pagina a fianco), ha anche di più: ammontava infatti a oltre 30 miliardi di lire il valore del patrimonio (composto anche da immobili) che, nel 1999, venne affidato alla casa di riposo. Non un “tesoretto” insomma, ma un vero e proprio tesoro, da utilizzare ad esclusivo beneficio della comunità del Tesino, in particolare gli anziani. E infatti, per giudizio degli operatori, la “Suor Agnese” brilla per qualità del servizio erogato e costi: le rette sono state a lungo tra le più basse del Trentino e anche attualmente, nonostante negli ultimi anni siano gradualmente aumentate, risultano essere sotto la media provinciale.

L’investimento in titoli. Tutto bene dunque? Non proprio. Da tempo nella Conca del Tesino si rincorrono voci e mormorii sull’utilizzo di quel ben di Dio. Specie dopo che di recente, spiegano fonti più che attendibili, alla “Suor Agnese” si sarebbe ridotta la presenza pomeridiana degli infermieri, da due a uno solo, a servizio dei circa 60 ospiti dislocati sui tre piani della nuova struttura inaugurata nel 2008. E di tagliare il numero di ore di presenza mensile del medico. E poiché non c’è due senza tre, ecco che da quest’anno è saltata anche la certificazione ISO 9001 della casa di riposo. Provvedimenti che, si mugugna in Tesino, fanno decisamente passare in secondo piano la cancellazione delle tradizionali “Olimpiadi dell’Anziano”, che la rsa organizzava peraltro da ben prima del conferimento del lascito. Ci si chiede insomma: possibile che con quel patrimonio a disposizione non fosse possibile evitare tali sforbiciate? Possibile che non renda abbastanza? Come è stato investito quel tesoro? Risulta al Trentino (ed ecco il perché delle prime righe di questo articolo) che appunto una dozzina di milioni di euro, qualcosa meno in realtà ma comunque oltre gli 11, a suo tempo siano stati trasformati proprio in titoli di Stato: un portafoglio di Btp gestito dall’istituto di credito che cura la tesoreria dell'Apsp, cioè la Cassa Rurale Valsugana e Tesino. Titoli dalle durate più varie: per i più “longevi” la scadenza di alcune emissioni arriva infatti al 2040. Ma meglio sarebbe dire arrivava, e presto vedremo perché. I tassi vanno dal 3,75% fino al 4,5 e al 5 nominale: la maggior parte dei Btp, valida oltre il 2030, è anzi caratterizzata proprio dalle percentuali più alte. E mantenendo in portafoglio tutti i titoli acquistati fino alla loro scadenza, nel 2040 il bilancio sarebbe stato davvero brillante: rimborsi per circa 11 milioni e 400 mila euro (il valore nominale dei Btp) e quasi 6 milioni e mezzo di cedole, per un totale di quasi 18 milioni. E senza contare i successivi proventi del reinvestimento dei titoli che via via sarebbero scaduti.

L’operazione di disinvestimento. Vi sarete accorti che i modi dei verbi sono passati al condizionale. E il motivo c’è. Ha a che fare con una decisione presa dal nuovo consiglio d’amministrazione dell’Apsp: insediatosi nell’agosto del 2013, nei mesi seguenti ha infatti scelto di portare subito all’incasso il patrimonio investito in titoli, senza aspettare le scadenze dei Btp, probabilmente sulla base di valutazioni relative all’andamento del mercato secondario in cui tali titoli vengono scambiati. Grazie alla congiuntura e all’abbassamento dei tassi di mercato, pare che l’intera operazione abbia effettivamente generato una plusvalenza tutt’altro che da buttar via: si parla di qualcosa meno di mezzo milione di euro. Ci si potrebbe chiedere: ma se invece non si fosse proceduto alla dismissione, nel 2014 quanta rendita avrebbero generato i titoli? Ed ecco la prima sorpresa: si tratterebbe infatti di una cifra non di molto inferiore, attorno ai 420 mila euro. L’operazione quindi, se le cifre sono esatte, è sì stata conveniente, ma attenzione: solo nel brevissimo periodo. Non fosse avvenuta la vendita, l’Apsp avrebbe portato comunque a casa a una rendita tutto sommato simile. E ovviamente, con la prospettiva di continuare a percepirla anche negli anni seguenti: almeno fino al 2021, visto che i primi Btp in portafoglio a scadere riportano proprio quella data. Mentre la plusvalenza generata dalla vendita in blocco dei titoli è ovviamente “una tantum”. Il punto è però un altro. Adesso, tutti quei soldi, che fine hanno fatto? Sono forse stati reimmessi sul mercato dei titoli di Stato, magari con prospettive di maggiori margini di resa? Anche se in questo caso ci si dovrebbe rivolgere verso la Grecia... Allora magari utilizzati per operazioni immobiliari? Oppure convertiti in oro, perché no? Vai a sapere che cosa può combinarti lo spread. Risulta sempre al Trentino che quei 12 milioni di euro non siano invece ancora stati reinvestiti. E che siano stati depositati (e lo siano a tutt’oggi) su un conto corrente della Cassa Rurale Valsugana e Tesino. Quanta rendita tale somma possa fruttare, si fa presto a calcolarlo: anche stando larghi, di solito in questi casi non si va oltre l’1% netto. Per carità, si tratterebbe pur sempre di 100-120 mila euro all’anno, chi ne farebbe a meno di questi tempi? E non è da escludere che la Rurale, in virtù dell’entità della somma, abbia offerto all’Apsp condizioni ancora più favorevoli. Difficile però che il rendimento possa essere superiore rispetto a quanto il patrimonio avrebbe fruttato in un solo anno se l’investimento in titoli di Stato non fosse stato annullato. È comunque evidente che il mancato guadagno rischia di moltiplicarsi quanto più a lungo il conto non verrà toccato. Ma lo è altrettanto il fatto che, se l’Apsp dovesse decidere di tornare oggi sul mercato dei Btp, non ritroverebbe le condizioni del passato: più bassi i tassi, più bassi i margini di guadagno.

Le conseguenze per la banca. Va da sé che tale operazione ha premiato la stessa Rurale. Che in un attimo ha potuto far transitare nei propri bilanci una somma così importante dalla voce “raccolta indiretta” (con scarsissimi margini di guadagno: una percentuale irrisoria per custodia titoli) a quella invece della “raccolta diretta”: risorse insomma pienamente utilizzabili quanto meno per prestiti alle imprese a tassi attorno al 4%, se non addirittura per investimenti in quegli stessi titoli di Stato dismessi dall’Apsp “Suor Agnese”. Nel cui cda, nominato il 26 luglio del 2013 dalla Provincia su indicazione dell’amministrazione comunale di Castello, siede anche un dipendente della Cassa Rurale Valsugana e Tesino. Istituto che lo scorso anno, illustrando i dati di bilancio 2013, aveva comunicato un aumento della raccolta diretta di oltre 5 milioni e mezzo di euro, attestandosi vicino ai 560. Frutto della smobilizzazione dei titoli in cui era investito il lascito? Può darsi, se come pare la decisione del cda è avvenuta in quell’anno, poco dopo l’insediamento. Proprio tale data era oggetto di una delle domande che il Trentino ha rivolto in questi giorni alla presidente del cda della “Suor Agnese”: domanda rimasta però inevasa (vedi a destra e in basso). Se invece l’operazione fosse stata decisa l’anno dopo, i frutti per la Rurale verranno contabilizzati nel bilancio 2014, che ancora non è stato presentato ai soci.













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