La tragedia di Eve e Petre «Senza di loro, vita vuota»

La giovane coppia romena morì un anno fa a causa di una stufa difettosa I genitori sono rimasti in Trentino: «Dall’indagine non abbiamo saputo nulla»


di Chiara Bert


TRENTO. Era la notte tra Natale e Santo Stefano di un anno fa quando Eveline Chirila e Petre Hanczig morivano abbracciati in una casa di Castelfondo. Uccisi dal monossido di carbonio uscito di una stufa ad olle nella camera dove stavano dormendo. Avevano 18 e 20 anni, Eve e Petre, lei studiava per diventare estetista, lui lavorava come boscaiolo con suo padre. Si amavano e sognavano di sposarsi e di tornare un giorno a vivere in Romania, il loro paese di origine. Lì dove oggi sono sepolti, in due villaggi diversi, lei a Carlibaba lui a Borsa.

La mamma di Eveline, Daniela, è invece rimasta a Romallo, in val di Non, dove è arrivata 6 anni fa in cerca di una vita migliore e dove vive insieme a suo marito Maurizio, che le è accanto e cerca di farle forza. Per loro tutto si è fermato a un anno fa, a quando hanno perso la loro Eveline. Vanno avanti, ma ogni giorno è una sfida. «I primi sei mesi non riuscivo ad accettare che la mia bambina non ci fosse più - racconta mamma Daniela - entravo nella sua camera e pensavo che sarebbe tornata. Poi ho realizzato che lei davvero non tornerà più. Guardo i suoi vestiti nell’armadio, qualche volta li lavo perfino, e mi ricordano di lei. Lei che era sempre con me, bella, giovane, coraggiosa. Non l’ho mai vista piangere».

«Il momento più duro - ci dice papà Maurizio - è il venerdì pomeriggio, quando Eveline tornava a casa da Rovereto, dove studiava alla scuola di estetista. Senza di lei la casa è vuota».

Le tragedie come quella di Eveline e Petre si consumano sui giornali nello spazio di pochi giorni. Ma per chi il dramma lo vive sulla propria pelle, ogni giorno è un dolore lacerante, una ferita che si riapre. Daniela e Maurizio, con le loro lacrime e il loro dolore composto, ce lo ricordano.

«Gli abitanti di Romallo ci sono stati vicini», dicono i genitori di Eveline. «Ma ancora non sappiamo esattamente cos’è successo quella notte nella casa di Castelfondo dove sono morti i nostri ragazzi. È stata commissionata una perizia, ma non conosciamo i risultati. La stanza è ancora sigillata, lì ci sono ancora la borsa, il telefono, le chiavi di Eveline».

Le famiglie di Petre ed Eveline, con il loro dolore, sono rimaste unite per sostenersi a vicenda. Vasile e Doca Hanzig, i genitori di Petre, e le loro due figlie, Maria e Dochita, a cui Eveline era tanto affezionata.

Domenica scorsa, nella chiesa di San Marco a Trento, i due ragazzi sono stati ricordati dalle loro famiglie e dagli amici a un anno dalla morte come si usa nel rito cristiano ortodosso, distribuendo dolcetti ai bambini «che rappresentano il futuro».

Petre e Eveline riposano insieme, in Romania dove speravano di tornare nonostante tutto . E mamma Daniela oggi ha un desiderio: «Vorrei adottare una ragazza rumena. Non posso più tornare in una casa vuota, non ce la faccio. Vorrei dare affetto a chi non ha una mamma». Daniela spera che sia questo il modo per tornare a vivere. Senza la sua Eveline, che la accompagna ogni giorno, ma tornando ad amare. Insieme a Maurizio la prossima estate tornerà in Romania, e cercherà di realizzare il suo sogno.

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