trento

La sposa per avere la cittadinanza e poi la sevizia: condannato

Il giudice Carlo Ancona ha inflitto una pena di 3 anni e 8 mesi a un marocchino di 41 anni che aveva violentato per anni la moglie trentina di 57 anni. Dopo sarà espulso dall’Italia



TRENTO. Aveva trasformato la vita di sua moglie in un incubo. La picchiava, la insultava, la violentava per soddisfare i suoi appetiti sessuali, la seviziava. Così ripagava l’amore di quella donna della Valsugana che aveva sposato solo per ottenere la cittadinanza italiana.

Una donna che lo manteneva lavorando come impiegatamentre lui se ne stava senza far niente per tutto il giorno. Ora, però, il giudice Carlo Ancona gli ha presentato il conto. Lui è un cittadino marocchino di 41 anni che era stato arrestato all’inizio di marzo dai carabinieri di Borgo Valsugana. Sua moglie, una donna di 57 anni, trentina, si era presentata all’ospedale con ecchimosi e contusioni di tutti i tipi. Non era la prima volta. I carabinieri, chiamati dal personale dell’ospedale, però hanno dovuto faticare sette camicie per farsi raccontare dalla donna quello che accadeva a casa sua.

Quando la signora si è decisa, i militari hanno messo le manette al marito che da allora è rimasto in carcere. Nei giorni scorsi il giudice Ancona lo ha condannato in sede di giudizio abbreviato a 3 anni e 8 mesi per violenza sessuale e maltrattamenti. Il giudice ha anche disposto la misura di sicurezza dell’espulsione dall’Italia del marocchino subito dopo aver scontato la pena. Una vera e propria mazzata per l’uomo. Sua moglie si era costituita parte civile tramite l’avvocato Lorenza Cescatti. Il giudice le ha riconosciuto anche un risarcimento di 30 mila euro che, ovviamente, nessuno pagherà mai.

La donna dopo aver raccontato tutto ai carabinieri aveva trovato il coraggio di confidarsi con il centro antiviolenza. Il suo è stato un racconto da far venire i brividi. Nell’episodio che ha portato all’arresto dell’uomo, il marocchino le aveva rotto due costole. Ma quello non è stato che l’epilogo di una lunga storia di dolore, botte e soprusi.

Erano anni che la cose andavano male. Subito dopo l’ultima aggressione lo ha raccontato la stessa vittima al nostro giornale: «Lui non mi ha rotto solo due costole, mi ha colpita ovunque, anche con un bastone. Lo avevo sentito - racconta - dovevo andare a casa a prendere alcune cose e lui mi aveva promesso che non mi avrebbe picchiata. Ma non ha mantenuto la promessa e mi ha colpita tante volte fino a ridurmi così».

I due stavano insieme da 13 anni ma lei lo ha già denunciato una volta per maltrattamenti. Una situazione difficile quella della donna che aveva accettato di tutto da quell’uomo che aveva voluto sposarla solo per la cittadinanza. «Sono sola - aveva confidato la signora - e lui c'è e dice di volermi bene». La donna, però, dopo la denuncia ha iniziato a temere per se stessa: «Temo per quello che potrebbe farmi quando uscirà dal carcere. Ho bisogno di aiuto». Il suo grido disperato non è rimasto senza risposta. Gli enti locali e anche le forze dell’ordine le sono state vicini

Suo marito non è uscito dal carcere e non lo farà per parecchio tempo. E non appena lo dovesse fare sarà riaccompagnato al suo paese. Tanto più che dalle successive indagini è emerso che da anni non solo maltrattava e picchiava la moglie, ma la seviziava e la violentava anche usando oggetti. Un maltrattamento continuo e brutale. Una vera e propria sottomissione di quella donna che ormai era arrivata a sopportare di tutto per paura, ma che poi non ce l’ha più fatta e si è ribellata.













Scuola & Ricerca

In primo piano