TRENTO

La signora dei sacchetti bio: «Contadini, usate i gerani» 

Alla Greenweek Catia Bastioli, ad di Novamont: «La sostenibilità passa dalla commistione tra conoscenze antiche e tecniche all’avanguardia»



TRENTO. Qualcuno probabilmente si ricorda, nei primi anni Novanta, quell’orologio biodegradabile messo in vendita col settimanale Topolino. L’idea, alla Walt Disney, l’aveva data lei. Oltreché realizzarla. Ma certo quando, pochi mesi fa, era montata la polemica sui sacchetti bio a pagamento nei supermercati, pochi centesimi, per metterci frutta e verdura, peraltro una direttiva europea, nome e cognome erano su tutte le prime pagine dei giornali. Catia Bastioli era andata su tutte le furie quando qualcuno aveva avanzato l’ipotesi che le fosse stato fatto un regalo dal governo. Visto che la materia prima, il Mater-Bi, riciclabile al 100%, con il quale tante aziende mettono insieme i contenitori, è frutto della ricerca della Novamont di cui è amministratrice delegata.

“Reazioni leggermente esagerate” ha sottolineato, ricordando la questione, il premier Paolo Gentiloni intervenuto venerdì a “Greenweek”, il Festival della green economy promosso da Symbola (fondazione che promuove la soft economy) insieme al portale ItalyPost, Comune, università, fondazioni Kessler e Much, Muse e Trentino sviluppo.

L’imprenditrice, che è anche presidente di Terna, la società che trasmette l’energia elettrica in Italia e che opera anche a livello internazionale, era ieri a Trento proprio per il festival, intervistata a palazzo Geremia da Alberto Faustini, direttore del Trentino, davanti ad una platea di giovani, perlopiù universitari, decisamente informati, viste le domande poste, su temi della chimica verde, sostenibile. Chimica di formazione, master alla “Bocconi, Catia Bastioli è cresciuta in Montedison e contribuì, nel 1992, a fondare Fertec (centro di ricerca sulle materie prime rinnovabili voluto da Raul Gardini, al tempo guida del gruppo Ferruzzi-Montedison, scomparso nel 1993) poi confluito in Novamont. La sinergia tra ricerca e territori, la commistione tra conoscenze antiche e tecniche all’avanguardia nel campo della sostenibilità ambientale collaborando con l’università e il mondo del consumo sono il chiodo fisso dell’imprenditrice. Quella che lei definisce “l’economia circolare a chilometri 0”. “Perché – aggiunge – l’economia deve essere riradicata sui territori”. E qualche consiglio, trasversale, lo dà anche al Trentino, al settore agricolo, ai produttori di mele e ai viticoltori riguardo all’uso degli erbicidi che tanto sani non sono proprio. Ricordando che ci sono dei sostituti, che magari non saranno efficaci in tutti i casi, ma spesso sì, come, ad esempio, il principio attivo del geranio. Promotrice del modello della bioraffineria integrata nel territorio, Catia Bastioli guarda all’oggi e al futuro, ad un “ambientalismo capace di sposare la chimica”. “Pensate ad esempio – afferma - al settore dei trasformatori elettrici a basso impatto che usano oli biodegradabili, o ai biolubrificanti o al fatto che entro il 2023, secondo una direttiva europea, il rifiuto organico non potrà più andare in discarica. C’è molto da lavorare in questa direzione, specialmente nell’Europa dell’est. Quello che mi preoccupa, semmai, è il mondo della scuola, la primaria, la secondaria, gli istituti tecnici. Con la pervasività dei social network i ragazzi rischiano. Bisogna fare in modo che si riconnettano con i territori, prendano coscienza dei problemi ambientali a partire dai luoghi dove vivono”.

(pa.pi.)

 













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