La ribellione ai caporali al Da Vinci 

Sagnet ha raccontato ai ragazzi come ha lottato contro la schiavitù nei campi



TRENTO. Ieri mattina ha incontrato gli studenti del liceo scientifico di Trento Leonardo Da Vinci, incollandoli alle sedie con un racconto emozionante e da brivido di come in Puglia i caporali e gli imprenditori violano i diritti umani, riducendo in schiavitù moderna i braccianti. I ragazzi erano impressionati, Sagnet ha raccontato di come si dovesse pagare ogni cosa agli sfruttatori, dai cinque euro per il trasporto ai soldi spesi per panini e acqua, con il divieto di portarsi il cibo altrimenti e quello di recarsi in modo autonomi al campo di raccolta. Alla fine una capannello di studenti ha voluto approfondire con lui la storia. Ivan Sagnet, camerunese di origine, arrivato in Italia nel 2008 per studiare, oggi italiano e laureato in ingegneria, nel 2011 organizzò, nonostante le minacce di morte e la diffidenza dei suoi compagni di sventura, il primo faticoso sciopero di due mesi dei braccianti sfruttati nella piana del leccese per la raccolta dei pomodori. Da quella rivolta pacifica scaturì il famoso processo Sabr, dal nome di uno dei caporali che abusavano dei diritti dei lavoratori, che in luglio di quest’anno è arrivato a sentenza di primo grado. Si tratta della prima volta che in Italia si condanna qualcuno per riduzione in schiavitù. Undici sono stati gli imputati condannati, fra imprenditori e “caporali”, a undici anni di reclusione e alla interdizione perpetua dagli uffici pubblici. Sagnet da allora ha fatto molta strada, portando in dote al nostro Paese una legge contro il caporalato, approvata proprio a ridosso di quei fatti, e che è stata rivista nel 2016. Sagnet ha lavorato per quattro anni nella Cgil, denunciando le condizioni disumane in cui sono costretti lavoratori stranieri e italiani, con palesi compiacenze dei controllori come ha evidenziato la recente sentenza. Poi ha lasciato il sindacato per fondare No Cap, associazione che promuove le aziende agricole che rispettano i diritti umani e l’ambiente. L’incontro con gli studenti ha fatto seguito al suo intervento mercoledì sera al festival «Tutti nello stesso piatto», organizzato per la nona edizione da Mandacarù, che ha portato al cinema Astra il bellissimo film “Jululu”, che parla proprio del ghetto di Nardò e dei sogni delusi dei braccianti, con voce narrante Sagnet. L’attività nelle scuole rientra nel progetto «Schermi & Lavagne» del festival, che ogni anno porta oltre duemila studenti a incontrare i temi del commercio e delle produzioni e i temi delle filiere del cibo. Sagnet ha esortato i ragazzi così «Quando entrerete nel mondo del lavoro, spero che vogliate lottare per la dignità e i diritti vostri e di tutti». (m.d.t.d.)













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