La proposta di matrimonio lo «salva» dal carcere

Romeno condannato a tre anni all’estero: la sua storia d’amore e i lavoretti lo inquadrano come «stabilmente dimorante» in Italia. E finisce ai domiciliari



TRENTO. Salvato dall’amore. Volendo semplificare questa storia, si potrebbe dire che sia stata la decisione di sposarsi a far evitare ad un quarantenne un viaggio di sola andata - almeno per tre anni - per la Romania. E i tre anni, per ora, li sconterà ai domiciliari. Sì perché questa è la cronaca di una vicenda giudiziaria e il protagonista è un quarantenne romeno che a Trento vive dal 2008. Due anni prima però, in Romania, si è celebrato un processo in cui lui rivestiva il ruolo dell’imputato assieme a tante altre persone tutte accomunate dall’accusa di truffa. Una truffa contro una banca dalla quale avrebbero ricevuto dei finanziamenti in base a dei documenti falsificati. Il processo si è celebrato senza che il quarantenne fosse presente e con la condanna il suo nome è stato inserito in Sirene, la banca dati che «racchiude» i mandati d’arresto a livello Europeo. Nulla cambia fino a quando il romeno non incappa in un controllo della polizia. Basta una veloce verifica e scattano le manette.

Si arriva così, all’inizio di giugno, all’udienza di convalida che per questi casi deve essere fatta dal presidente della corte d’appello. E qui il romeno si presenta con l’avvocato Giuliano Valer e alla domanda di rito del giudice «vuole tornare in Romania a scontare la pena» risponde di no. A questo punto l’udienza viene rinviata ai primi di luglio e il legale si mette al lavoro. Parla con la convivente dell’uomo e scopre che il rapporto fra i due è importante e saldo, che lui è un punto di riferimento per i figli di lei e che avevano deciso di compiere il grande passo, di sposarsi. Tanto da aver già prenotato la chiesa di San Marco per la fine di giugno. Il secondo controllo viene fatto all’Agenzia delle entrate che certifica come l’uomo avesse chiesto il codice fiscale appena arrivato, nel 2008, e che in questi anni aveva lavorato. Impieghi stagionali non a tempo indeterminato, ma regolari e continui. E questi aspetti - la famiglia, la volontà di regolarizzare da subito la sua posizione anche dei confronti del fisco e i diversi lavori - sono serviti all’avvocato per poter dire che il romeno considera ormai l’Italia casa sua. E la Corte Costituzionale ha stabilito che se un europeo è «stabilmente dimorante» in Italia, può chiedere di scontare la pena, decisa da uno stato europeo, in Italia. E la decisione della Corte d’appello è andata in questo senso: il quarantenne non dovrà far ritorno in Romania e, almeno per ora, gli arresti saranno ai domiciliari.

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