La Precompressi taglierà 25 dipendenti

L’azienda di Grigno tenta di salvarsi col concordato in continuità: prepensionerà alcuni dipendenti, ma tornerà a produrre


di Marika Caumo


GRIGNO. La Precompressi Valsugana Spa è pronta per il rilancio. Rilancio che passa per il concordato in continuità e la ristrutturazione aziendale. Dallo scorso ottobre i 70 dipendenti sono in cassa integrazione straordinaria. Di mezzo c'è una crisi che ha colpito tutto il settore edilizio e qualche investimento sbagliato all'estero. Ma la speranza arriva dal concordato in continuità, una procedura nuova (è legata al decreto sviluppo Monti operativo dallo scorso settembre) che permette di mettere in stand-by le richieste di pagamento dei debitori per un periodo di 110 giorni. Nel frattempo l'azienda continua a lavorare e provvede ad elaborare e presentare entro tale data un piano di ristrutturazione aziendale. «Abbiamo presentato la domanda in tribunale il 3 gennaio, affinché vengano bloccate le procedure di pagamento dei fornitori e noi possiamo contare su un tempo adeguato per presentare il piano», spiega l'amministratore delegato Francesco Talin, che sottolinea come questa forma, oltre a dare garanzie occupazionali, sia una garanzia sia per i fornitori che per i clienti. Si agisce in tutela del tribunale, il quale dovrà poi validare il piano presentato. «Su questo siamo fiduciosi, ci sarà una conclusione positiva. Noi vogliamo andare avanti», aggiunge Sergio Panza, presidente del cda.

Il piano di ristrutturazione, a cui si sta lavorando, prevede la riduzione di personale e fatturato. In particolare da 70 (25 amministrativi e 45 operai) i dipendenti passeranno a 45. Rimarranno a casa 15 amministrativi (personale veneto che lavorava nella sede di Fontaniva) e 10 operai (per la maggior parte si tratta di persone vicine alla pensione, la cui fuoriuscita sarà accompagnata da prepensionamento e mobilità).

«L'impatto per quanto riguarda i dipendenti trentini è ridotto al minimo», precisa Talin. Ci sarà anche un riposizionamento del fatturato, con un calo del 30%: dai 25 milioni di euro del 2002, si è passati ai 12-13 degli ultimi 2 esercizi e l'obiettivo minimo per il 2013 è di raggiungere gli 8 milioni di euro. Il mercato, come sottolineano alla Precompressi, è cambiato. Ora si lavora per il 50% sulla realizzazione di nuovi fabbricati, per il 40% sull'ampliamento dell'esistente e per il 10% su ristrutturazioni e adeguamenti alle norme antisismiche ed a quelle per la tenuta termica del fabbricato. Quindi anche manutenzione del parco fabbricati (sono 1.700 quelli costruiti nel Triveneto oltre 10 anni fa, 730 quelli più recenti), servizio che fino ad ora non veniva fatto. Un settore in crescita quest'ultimo, un segmento di mercato complementare all'attività ordinaria della Precompressi, su cui si cercherà di spostarsi, anche in virtù delle collaborazioni in atto con la facoltà di Ingegneria Civile dell'Università di Trento sugli adeguamenti antisimici dei fabbricati. Ma il core business resterà il cemento, anche perché la Precompressi è l'unica ditta trentina che produce prefabbricati per l'edilizia industriale e commerciale. «Puntiamo alla clientela trentina, rovesciando la torta che vuole il 60% dei nostri clienti veneti e il 40% locali. Vogliamo lavorare di più qui ed avere maggiore indotto in provincia», spiega l'Ad, ricordando che le materie prime le prendono qui. E spiega che ad oggi il portafoglio clienti ammonta a 3.5 milioni di euro, il che significa 3.5 milioni di commesse da evadere. Tra i clienti anche realtà locali importanti come Fly, Menz&Gasser, Finstral. «Lavoro ne abbiamo, commesse ce ne sono, il problema è la liquidità, siamo esposti verso i creditori», aggiunge Talin. L’ Obiettivo ora è recuperare credibilità e finanza. E la Provincia? «Siamo in continuo contatto con l'assessore Olivi e con Trentino Sviluppo», precisa Panza. Qui non si parla di un intervento diretto con finanziamenti ma da di favorire il ricorso alla finanza.

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