La montagna? Una questione di famiglia

Nives Meroi e Romano Benet: trent’anni di scalate (e litigi d’alta quota) sempre assieme. Domani ai Suoni delle Dolomiti


di Andrea Selva


TRENTO. Quelli che in montagna ci vanno per scappare dalla moglie e quelli che da trent’anni salgono (e scendono) insieme. Come Nives Meroi e Romano Benet, la coppia che ha scalato più Ottomila. Due che sanno cosa vuol dire litigare a 7.300 metri - dove la mancanza di ossigeno ti toglie il fiato - e poi far pace in vetta o al più tardi al campo base. Due che hanno smesso di arrampicare assieme (quando la vita ha imposto altre priorità) e poi assieme hanno ripreso. Domani saranno al rifugio Bergvagabunden (con accesso dal passo San Pellegrino, Moena) a raccontare la loro storia.

Nives Meroi, come è cominciato tutto?

Eravamo compagni di cordata e Romano ad un certo punto - con tutte le difficoltà che c’erano per organizzare le scalate - deve aver trovato comodo avere una compagna alpinista: due piccioni con una fava (scherza).

E poi vi siete sposati.

Anche lì c’entrava la montagna: ci faceva comodo la licenza matrimoniale per una spedizione in Sudamerica.

Ma siete rimasti sempre assieme.

Sempre. Da quando avevamo diciotto anni. E ormai sono più di trent’anni.

Raccontano di uno strano appuntamento in quota.

Eravamo sul Lothse. Romano - come sempre - era arrivato prima.

Non salite assieme?

No, in quelle condizioni estreme non avrebbe senso: ognuno procede con il suo passo e Romano è più forte di me. Naturalmente nei passaggi difficili e pericolosi procediamo in cordata.

Dicevamo del Lothse.

Romano arrivò per primo (come sempre) e mi aspettò due ore per poi scendere assieme a me. Un appuntamento estremo visto che in cima a un Ottomila, senza ossigeno, perché noi saliamo così, leggeri, rispettando la montagna, il primo pensiero è quello di scendere...

Nel 2009 vi siete fermati.

Ci siamo dedicati ai problemi di salute di Romano: l’abbiamo chiamato il “quindicesimo Ottomila.

Però lei era in corsa per diventare miss Ottomila.

E’ stato naturale fermarsi. Siamo una coppia, siamo alleati. Abbiamo affrontato quel periodo della nostra vita come si affronta la montagna: un passo alla volta, con l’obiettivo di tornare di nuovo in quota come di fatto è accaduto tre anni dopo. Romano superati i problemi di salute sembrava un cane quando lo togli dalla catena!

La corsa è finita, però restano gli Ottomila da concludere. Le interessano ancora?

Mi piacerebbe, giusto per dire che ho concluso qualcosa... Ma ci sono tanti progetti. Mi attira di più l’idea di continuare a esplorare, andare in giro per il mondo. Penso anche alle spedizioni invernali che su di noi hanno sempre avuto un grande fascino.

Romano è un alpinista fortissimo, ma la star della coppia è lei: siete l’uno al servizio dell’altra?

Non è così. Abbiamo trovato un obiettivo comune e ci siamo sempre divisi i compiti, in base alle nostre caratteristiche e capacità, per andare avanti assieme.

Non avete mai pensato a un figlio?

Come spesso accade prima era troppo presto, poi troppo tardi. Ma in questo periodo di tempo ci sono state le nostre montagne.

Domani l’appuntamento ai suoni delle Dolomiti. Che effetto le fa incontrare il pubblico in quota?

E’ l’occasione migliore dove parlare di montagna, incontrare la gente e lasciare andare le emozioni.













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