La Cassazione: «Il collare elettrico è maltrattamento»

Per addestrare un segugio il cacciatore di Mori aveva usato un guinzaglio «antiabbaio». La Corte conferma la condanna



ROVERETO. La prima condanna, a 1000 euro con decreto penale, non lo aveva convinto affatto, ed aveva impugnato la decisione della Procura. Il giudice Monica Izzo aveva rincarato la dose, confermando l’illecito e condannandolo a 2000 euro di ammenda. I.T., un cacciatore di Mori di 52 anni, non era ancora convinto ed ha presentato ricorso in Cassazione. Ottenendo finalmente un risultato: il suo caso entra nel repertorio delle sentenze della Corte Suprema e fa giurisprudenza. L’uso del collare elettrico (o collare antiabbaio) «è certamente incompatibile con la natura del cane (...) Trattasi in sostanza di un addestramento basato esclusivamente sul dolore, lieve o forte che sia, e che incide sull’integrita psicofisica dal cane poichè la somministrazione di scariche elettriche per condizionarne i riflessi ed indurlo tramite stimoli dolorosi ai comportamenti desiderati produce effetti collaterali quali paura, ansia, depressione ed anche aggressività». Quindi il suo semplice utilizzo comporta il maltrattamento di animali, a prescindere da qualsiasi verifica sulle modalità, intensità e frequenza dei dolori provocati al cane. Probabilmente non era difficile immaginare come sarebbe finita, visto che già precedenti sentenze di Cassazione si sono orientate nella stessa direzione anche se con minore chiarezza e che il collare antiabbaio in Italia è vietato, ma al prezzo della condanna a pagare anche le spese legali il cacciatore moriano può vantarsi di avere fatto giurisprudenza. La pronuncia sul suo caso è talmente assoluta e onnicomprensiva che dovrebbe eliminare qualsiasi dubbio per il futuro.

I fatti risalgono all’agosto 2011. Un moriano durante una passeggiata aveva visto un cane, un segugio italiano, aggirarsi sperduto e confuso. Non sapendo che fare, aveva chiamato i carabinieri. Che non avevano incontrato alcuna difficoltà a catturalo - l’animale appariva assolutamente docile e mansueto - e portarlo in caserma. In attesa di risalire al proprietario, i militari erano stati incuriositi dal particolarissimo collare dell’animale, che staccato dal collo aveva rivelato la presenza di elettrodi che in funzione finivano a contatto col collo dell’animale. Una rapida verifica aveva permesso loro di accertare che si trattava di un collare antiabbaio elettrico: quando sta per abbaiare, il cane «gonfia» il collo e in quel momento, toccando gli elettrodi, riceve una scossa che lo dissuade dall’abbaiare. La stessa verifica ha permesso loro anche di appurare che in Italia l’uso di questo collare è vietato. Rintracciato il proprietario grazie al microchip dell’animale, lo avevano denunciato, mettendo cane e collare sotto sequestro. In seguito il Tribunale del riesame aveva disposto la restituzione del cane al proprietario. Poi la serie di giudizi e di condanne chiusa ora dalla Cassazione.

Il proprietario ha sempre sostenuto che il collare è indispensabile per l’addestramento del cane e che solo se usato in modo inadeguato gli provoca sofferenze.(l.m)

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