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L’ex Euromix sarà demolito: giù il primo ecomostro cittadino

Il vicesindaco Biasioli: «È il nostro primo obiettivo che abbiamo indicato alla Provincia». Daldoss: «Diritti edificatori garantiti per chi abbatte. Obbligo per ragioni di decoro urbano»


di Chiara Bert


TRENTO. Se a Rovereto sarà abbattuto il complesso ex Anmil, a Trento le ruspe abbatteranno l’ex concessionaria Euromix di via Brennero, lo scheletro probabilmente più famoso della città. È questo l’«ecomostro» del capoluogo che dovrebbe cadere per merito della nuova legge urbanistica alla quale sta lavorando l’assessore provinciale Carlo Daldoss.

Il vicesindaco e assessore all’urbanistica di Trento Paolo Biasioli non ha avuto bisogno di pensarci o di consultarsi con la giunta, per indicare alla Provincia il primo edificio da radere al suolo: «L’Euromix è il nostro primo obiettivo, se n’era già parlato in consiglio comunale e già sei mesi fa avevo scritto alla Provincia perché si trovasse una formula per favorire la demolizione», ricorda il vicesindaco.

Sono passati otto anni da quando, era il 2007, i 14 mila metri quadrati lungo via Brennero, di proprietà del commercialista Bruno Frizzera, furono acquistati da una cordata guidata dall'immobiliarista altoatesino Loris Todesco. Valore 20 milioni di euro, una riqualificazione annunciata come imminente: residenze, negozi, uffici e un grande parco pubblico. Ma dopo soli due anni l'area passò di mano a un fondo d'investimento, Raetia sgr, che coinvolgeva banche e privati. L’operazione di recupero non è mai partita, bloccata dalla crisi economica e dai costi di bonifica dei terreni, allora stimati in due milioni di euro.

A fine 2011 fu deciso d’urgenzo un primo parziale intervento di abbattimento, in collaborazione tra Comune e polizia: via i piani e le pareti interne, via tutti gli infissi, così da rendere il rudere dell'ex concessionaria non più abitabile, ed eliminare uno dei tanti rifugi di disperati della città, una terra di nessuno che spaventava i residenti della zona.

Ma lo scheletro è rimasto in piedi: a tutti gli effetti un ecomostro ben visibile da chiunque arrivi o esca dalla città passando da nord.

Ora la svolta è attesa con la nuova legge urbanistica. La scorsa settimana, incontrando gli amministratori locali, l’assessore Daldoss ha dato alle Comunità di valle tempi stretti (15 giorni) per una ricognizione sui manufatti che abbruttiscono il territorio. «Vogliamo partire con due o tre edifici - spiega Daldoss - per dare l’esempio che i soldi pubblici spesi per le demolizioni degli ecomostri sono comunque soldi ben spesi». L’obiettivo è arrivare portare la riforma in aula a giugno. Entro un anno le ruspe potrebbero essere in azione.

Come? Grazie a un incentivo evidente. «La novità che inseriremo nella norma è che i privati proprietari delle aree potranno demolire mantenendo tutti i diritti edificatori», spiega l’assessore. Oggi il problema è che se c’è un edificio di 10 mila metri cubi su un lotto che ne esprime 5 mila, perché nel frattempo sono cambiate le norme, il privato che demolisce a quel punto può ricostruire solo 5 mila metri cubi. Risultato: in molti restano fermi per paura di perdere cubatura. Un problema già da mesi sollevato dal Comune di Trento proprio a partire dal caso ex Euromix.

«Faremo una norma che dice al privato: demolisci e manterrai il diritto a quegli stessi volumi», spiega l’assessore. «Quel diritto edificatorio potrà essere utilizzato in quello stesso luogo o, attraverso i crediti edilizi, in maniera diversa, mettendo in moto un mercato dei volumi invece che un mercato delle aree». Ma non basta: se nonostante i nuovi incentivi il privato non si decidesse a intervenire, la Provincia intende introdurre un impegno vincolante. «Troveremo il modo di imporre di demolire le brutture paesaggistiche, come l’ex Euromix, per ragioni di decoro urbano», assicura Daldoss.

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