IL CASO

L’Avis lancia l’allarme: «Manca sangue» 

L’appello della presidente Bassetti: «Qui non c’è il pre test per il West Nile virus, donate prima di partire per le vacanze»


di Daniele Peretti


TRENTO. È emergenza plasma anche in Trentino, come del resto in quasi tutta Italia. Con l’arrivo della stagione estiva calano le donazioni e quindi le scorte ed il rischio non è tanto per la copertura delle situazioni ordinarie, quanto far fronte ad emergenze straordinarie.

In Trentino la situazione ha più elementi negativi. «Il primo è - spiega Danila Bassetti presidente dell’Avis provinciale - che solo due ospedali, Trento e Rovereto, sono abilitati alla raccolta del plasma che è genericamente in calo. Il decreto ministeriale del 2 novembre 2015 ha portato a 700 cc la quantità di plasma prelevato, fattore che richiede tempi maggiori per il prelievo che per soggetti gracili o genericamente per le donatrici può portare a dei problemi che scoraggiano la donazione. Consideriamo che per un prelievo di plasma è ora necessaria un’ora, un tempo che aumenta il rischio di piccoli malori, ma anche di semplici malesseri nei fisici più gracili. Come commissione medica dell’Avis abbiamo segnalato sin da subito questo problema che però il Ministero non ha voluto recepire».

A cosa è dovuta l’aumento della quantità di plasma prelevata? «In generale ad una maggiore richiesta rispetto al sangue intero dovuta anche alle diverse modalità di intervento chirurgico che sono meno dispersive. Poi ad una sempre maggiore richiesta di farmaci plasma derivati che curano le malattie autoimmunitarie o degenerative. In questo caso il plasma «torna» sotto forma di farmaci, ma la richiesta rimane sempre elevata».

In Trentino c’è poi anche il problema dei 28 giorni di divieto di prelievo per chi ha trascorso anche una sola notte, in Veneto o in Emilia Romagna: «È una realtà che rende ancora più critica la nostra situazione. Purtroppo in Trentino non è stato introdotto, al contrario di altre regioni, il test West Nile Virus che è un test diagnostico che permette di valutare lo stato del donatore prima del prelievo. Così dobbiamo forzatamente aspettare praticamente un mese, prima di poter riemettere in circuito il donatore».

Una sorta di quarantena che comprende anche i soggiorni all’estero? «Certamente. È stata introdotta anche la Grecia, nuova entrata in una lunga lista di Stati. Il non poter fare il test diagnostico, sommato al limite di una popolazione che invecchiando porta alla diminuzione progressiva dei donatori, crea una situazione che ci permette ancora di far fronte all’ordinario, ma non certo ad un eventuale aumento di richiesta».

L’Avis quindi lancia un appello o per una donazione anticipata rispetto alla data di partenza per le zone a rischio; ma anche ad una presenza sicura per la donazione di chi non andrà in quelle zone, né in vacanza o per lavoro.













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