IL CASO BENZINA

L'Antitrust: i prezzi possono scendere

In Italia verde più cara di 7,4 cent. Prodi: "Quindi il problema esiste"



ROMA. Contro il caro-benzina, che in Italia significa più 7,4 centesimi per la verde e più 10 centesimi per il gasolio rispetto alla media europea, le associazioni dei consumatori invitano a uno sciopero «bianco» il 15 agosto. Prodi critica la riduzione di 2 centesimi al litro decisa dall’Eni («Un po’ piccolino») e conferma che il problema sollevato dal ministro Bersani esiste. «Vuol dire che anche se l’abbassamento è stato abbastanza modesto, il problema sollevato non era inesistente» precisa il premier.

 Poi Prodi aggiunge di essere in contatto con il ministro per lo Sviluppo Bersani, «che è persona saggia» e probabilmente attiverà tutti gli strumenti a disposizione per convincere le compagnie petrolifere a ritoccare i propri listini.
 I dati diffusi dal ministero per lo Sviluppo economico (contestati dai petrolieri) fotografano una corsa dei prezzi del pieno di benzina italiano più veloce di quella degli altri paesi dell’eurozona. Dall’inizio dell’anno, l’incremento nominale è stato infatti del 10,66% per la benzina senza piombo contro il più 7,9% registrato nell’Europa a 13. Il divario tra i prezzi medi in Italia e quelli medi Ue si attesta così ai massimi dall’inizio dell’anno.
 Le polemiche sul prezzo della benzina si estendono a macchia d’olio ma l’Unione Petrolifera nega che vi sia un comportamento speculativo da parte della compagnie e, con una nota che spiega come il periodo dell’esodo estivo non rappresenti la punta dei consumi di carburante, rispedisce al mittente le accuse sull’andamento dei prezzi alla pompa. «I dati che vengono fuori dai confronti del ministero per lo Sviluppo economico sono sviluppati con un metodo inattendibile e rischiano di creare solo confusione nell’opinione pubblica. Si tratta di confronti internazionali, costruiti sulla base di livelli di tassazione diversa tra paesi» scrive il presidente di Up, Pasquale De Vita, che in una intervista alla Stampa smentisce i dati forniti da Bersani sul caro-benzina. «Quei numeri se li sono inventati. Sono 3 e non 6 i centesimi che ci separano dall’Europa» taglia corto il petroliere nella bufera.
 Ma davvero le compagnie non hanno la possibilità di abbassare i propri listini? Per il presidente dell’Antitrust, Antonio Cartricalà, non è così. «Le compagnie hanno i margini per rendere più efficiente il servizio e ridurre il costo dei carburanti» precisa il Garante che ricorda di aver avviato all’inizio di quest’anno una istruttoria proprio per stabilire l’esistenza o meno di un «cartello» dei prezzi fra i petrolieri. Contro le speculazioni sul prezzo della benzina le associazioni dei consumatori scendono sul piede di guerra. Il Codacons proclama per il 15 agosto lo sciopero «bianco» degli automobilisti. «Invitiamo i cittadini a non utilizzare l’automobile per i loro spostamenti nel giorno di Ferragosto, preferendo mezzi di trasporto alternativi come biciclette, treni o pullman» dice il presidente dell’associazione, Carlo Rienzi, che invita gli automobilisti anche a boicottare per tre giorni, dal 13 al 15 agosto, quelle marche di benzina che non ridurranno già da oggi il prezzo alla pompa di almeno 3 cenetsimi di euro al litro.

 A chiedere l’intervento del governo sono anche l’Adusbef e la Federconsumatori che fanno notare come ogni centesimo in più del prezzo delle benzine si traduce in un ricavo di circa 19 milioni di euro per i petrolieri. «Solo in queste ultime settimane» precisasno le due associazioni dei consumatori «la variazione in più dio circa 5 centesimi del oprezzo della benzina ha causato perdite per i cittadini di almeno 3 euro a pieno, che vuol dire circa 1,1 miliardi di euro su base annua di surplus speculativo». Ma protestare e a chiedere una riduzione del prezzo alla pompa sono anche gli esponenti politici. Marco Rizzo (Pdci) se la prende con la «lobby dei petrolieri» e fa notare che «ovunque quando aumenta il petrolio aulenmta la benzina e solo in Italia, quando diminuisce, resta inalterato». Maurizio Sacconi (Forza Italia) invita invece l’Antitrust a «vigilare» sugli operatori e il governo a «razionalizzare» la rete distruibutiva e a «ridurre l’abnorme pressione fiscale che fa lo Stato attraverso l’incidenza percentuale delle imposte all’aumento dei prezzi».
A.G













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