L’addio a Fernanda Maestri

Al funerale a Campiglio gli uomini che hanno fatto la storia dell’alpinismo abbracciano Cesare


di Elena Baigue


MADONNA DI CAMPIGLIO. I compagni di tante cordate del Ragno delle Dolomiti non sono mancati ieri a Madonna di Campiglio per l’ultimo saluto a Fernanda, la compagna di una vita che sabato notte ha lasciato Cesare Maestri da solo, ad affrontare la scalata forse più impegnativa, quella della memoria che vacilla, del passo incerto e a tratti cedevole, della forza che Cesare spesso sente venir meno. Armando Aste, Carlo Claus, Giulio Giovannini, Mariano Frizzera, i giganti dell’alpinismo dolomitico anni ‘50 erano là, nei primi banchi della Chiesa di S. Maria Nuova, con gli occhi lucidi, a sorreggere il dolore dell’amico più caro. Perché cinquant’anni insieme sono tanti, perché la vita è ormai alle spalle e i ricordi possono anche fare malissimo senza qualcuno con cui condividerli. E a stringere in un abbraccio la famiglia Maestri: il figlio Gian, la moglie Paola, la nipote Carlotta, anche tutta la Campiglio alpinistica, a cominciare dalle Guide Alpine della località, alle famiglie Detassis, Vidi, Alimonta, con il neo rieletto presidente del Soccorso Alpino Adriano Alimonta e gli amministratori comunali un’po’ defilati ma presenti, il sindaco di Pinzolo Michele Cereghini, il vicesindaco dell’ex comune di Ragoli, oggi Tre Ville, Tullio Serafini. Toccante la cerimonia officiata dai due concelebranti don Giuseppe, cappellano dell’ospedale di Tione e don Roberto “Immaginate un pastore con le sue pecorelle – ha esordito don Giuseppe – le tiene tutte con sé e poi ne prende una sulle sue spalle, la stringe forte quando deve affrontare un guado, un passaggio difficile. Così è stato per Fernanda e così sarà per tutti noi, Cristo ci sorregge, nessuno muore da solo”.

Cesare seduto accanto alla bara bianca della moglie a tratti tenta di alzarsi in piedi per un ultimo abbraccio alla sua Fernanda e la commozione dilagava nella Chiesa affollata. Amici dei due negozi in piazza Righi “Le Cose buone” e “La Bottega di Cesare Maestri”, amici e colleghi di Madonna di Campiglio, di Trento, di Pinzolo, amici sconosciuti, venuti da chissà dove. Perché il grande vecchio della montagna non è soltanto l’icona di una epopea alpinistica, che con le dispute ostinate, i primati, le polemiche, ha segnato un’epoca, ma invecchiando, scrivendo e nella sfida quotidiana contro il peso degli anni, Cesare Maestri ha regalato al mondo la tenerezza del nonno, la sensibilità dello scrittore, il senso di appartenenza della guida alpina. Ed è così che il suo dolore è il dolore di tutti coloro che lo conoscono e lo frequentano, vicini e lontani che siano. E la chiusura di questo estremo saluto a Fernanda non poteva essere che sua, come è nel suo stile, nonostante la voce roca e quella profonda smorfia di dolore sul viso “Grazie a tutti – cerca di dire con un filo di voce, mentre il figlio Gian avvicina il microfono – mi avete aiutato ad affrontare un momento molto difficile.”













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