In vendita l'armatura di Galeazzo

Forgiata alla fine del 1400, per gli esperti vale 9 milioni. Offerta alla Provincia



 ARCO. Attualmente è custodita nell'armeria privata più grande del mondo, quella di Castel Coira, a Sluderno. Ma potrebbe presto cambiare "residenza". Stiamo parlando dell'armatura di Galeazzo, uno dei membri della nobile famiglia dei conti d'Arco, che a quanto sembra è in vendita ed è stata offerta anche alla Provincia di Trento. Il suo valore storico è inestimabile. Quello venale, secondo gli esperti, è di 9 milioni di euro.  Ma dato che il prezzo di un oggetto, per quanto prezioso, è determinato dal rapporto tra domanda e offerta, il conte Trapp, proprietario di Castel Coira e di tutto ciò che esso custodisce, probabilmente sarebbe disposto a cedere l'armatura (una delle 50 della sua collezione) per una somma di molto inferiore. Va poi considerato che un bene storico-artistico qual è l'armatura di Galeazzo non può essere venduto all'estero, dove sicuramente susciterebbe la bramosia di qualche facoltoso collezionista. In più l'ente pubblico può esercitare il diritto di prelazione. Non sappiamo quale sia l'interesse manifestato dall'assessore alle attività culturali Franco Panizza rispetto all'offerta del conte altoatesino, ma è facile presumere che non l'abbia accolta con grande entusiasmo. Con i tempi che corrono, ogni spesa che non sia palesemente indispensabile al bene della collettività è considerata un lusso o peggio uno spreco. In un passato neanche tanto remoto, invece, l'armatura del conte Galeazzo d'Arco, forgiata nel 1495 dai migliori fabbri dell'epoca, sarebbe ricomparsa, anche solo per poco tempo, nei luoghi in cui visse il suo primo proprietario. Nella lunga storia della famiglia che dominò Arco e i suoi territori per quasi un millenio, Galeazzo viene ricordato come il fratello che Francesco I fece rinchiudere per trent'anni. Secondo la leggenda, fu il nobile e più sfortunato detenuto della piccola prigione scavata nella roccia del Castello di Arco. Più realisticamente, Galeazzo trascorse quel periodo sempre all'interno della roccaforte, ma in condizioni più umane, quelle che oggi definiremmo arresti domiciliari. (d.r.)













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