In salvo dalla guerra in Siria un bimbo attende il trapianto 

Corridoi umanitari. Una neonatologa da Trento è volata in Libano per il supporto sanitario Domani a Sant’Antonio un concerto e una serata di testimonianze con i profughi e i volontari


Valentina Leone


Trento. Hanno finalmente visto le luci della pista di atterraggio di Fiumicino nel giorno di Santa Lucia, il 13 dicembre scorso. Una data simbolo di speranza e dono, per una famiglia siriana di quattro persone in fuga dalla guerra, portata in Italia in sicurezza grazie ai corridoi umanitari con la massima urgenza: uno dei due bimbi, di pochi mesi, soffre di gravissimi problemi di salute ed è in attesa di un trapianto d’urgenza. Attualmente ricoverato al Bambin Gesù di Roma, appena le sue condizioni di salute lo consentiranno verrà accolto insieme al fratellino, alla mamma e al papà in Trentino e il nucleo è già in carico ad Appm. Una notizia rimasta sino ad oggi riservata, vista la delicatezza della situazione, ma che ha visto un lavoro di rete eccezionale tra tanti attori, dalla Comunità di Sant’Egidio alla Provincia, con il Cinformi, fino all’Azienda sanitaria, che ha messo a disposizione una dottoressa di Neonatologia del S.Chiara, Francesca Tota, volata in Libano per fornire supporto durante le operazioni di trasferimento. “Senza le competenze e la generosità messe in campo dall’Azienda sanitaria probabilmente tutto questo non sarebbe stato possibile: basti pensare che alla dottoressa è stata chiesta la disponibilità il 12, e il nostro aereo partiva la mattina successiva”, spiega Mattia Civico, ex consigliere provinciale Pd e da sempre punto di riferimento per il Trentino della Comunità di Sant’Egidio.

Un filo rosso, del resto, lega ormai da tempo la nostra comunità ai corridoi umanitari: dal 2016 ad oggi il Trentino - grazie alla disponibilità delle giunte avvicendatesi, insieme a Comunità di Sant'Egidio, Federazione Chiese evangeliche, Tavola Valdese, Operazione Colomba - ha accolto 65 profughi siriani garantendo un canale legale e sicuro di viaggio. Oggi alcuni di loro hanno concluso il progetto di accoglienza e una buona parte riesce a camminare da sola: chi fa il pittore, chi l’operaio addetto ai traslochi, chi lo stagionale negli alberghi. Una mamma ha deciso di conseguire la terza media per seguire meglio i bambini nello studio. “Non ragionerei in termini di successi o insuccessi - spiega Civico - il loro processo di integrazione è coerente con la situazione della nostra società: alcuni lavorano con contratti stabili, qualcun altro no. Con i trentini il legame si è fortificato, e anche tra loro si sono accolti a vicenda: cercano di aiutarsi, di fare rete e questo è molto bello. Qui ormai c’è un pezzo importante di comunità siriana”. Per dare il benvenuto a Lina e i suoi cinque figli - arrivati il 27 novembre dopo 7 anni in un campo profughi - per incontrarsi e ascoltare, l’associazione Germogli dà appuntamento domani alle 20.30 alla parrocchia di Sant’Antonio: a prendere la parola saranno i volontari di Operazione Colomba, poi Badheea, prima donna accolta a Trento nel 2016, mentre il coro Altreterre, diretto da Elena Rizzi, “risponderà” in musica a questi racconti di fuga dalla guerra e speranza. La serata sarà anche l’occasione per raccogliere fondi: “adottare” un volontario dal Trentino, per sostenere Operazione Colomba.















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