In centro storico telecamere al setaccio Passaggi analizzati 

Il Questore: «Il solo elemento certo, per ora, è il ritrovamento» Mistero sulla destinazione finale degli ordigni incendiari



TRENTO. «L’unico elemento certo, è il loro ritrovamento. Le indagini sono in corso». Il Questore di Trento Massimo D’ Ambrosio, in questo momento non azzarda né ipotesi né analisi. Sono in corso delle indagini, le quali dovranno stabilire con esattezza chi ha lasciato le tre molotov, in quella borsa a tracolla di tela grezza verde, sulla panchina di piazza D’ Arogno, ad un passo dall’entrata laterale della cattedrale di Trento. Non solo elementi raccolti sul posto ma anche le immagini delle telecamere a disposizione degli investigatori. Nel cuore della città di Trento, nel suo centro sacro, la zona della cattedrale e dintorni, molti sono infatti gli occhi elettronici. La zona attorno al Duomo di Trento è a traffico limitato, protetta da varchi elettronici. Non solo, attorno alla cattedrale vi sono locali, passaggi ed esercizi commerciali, palazzi di istituzioni economiche che, per propria natura, da tempo sono dotati di telecamere. Saranno anche queste le immagini ad essere esaminate. L’occhio lungo della sorveglianza digitale permette, molto spesso, visioni ad ampio raggio le quali, sommate ad altre, permettono di avere contezza dei passaggi e degli spostamenti che avvengono nella zona. Tra gli interrogativi, il luogo nel quale le tre molotov sono state “abbandonate”, una panchina accanto al Duomo di Trento. Si potrebbe ipotizzare che qualcuno abbia tenuto con sé la borsa di tela verde ( ed il suo contenuto, potenzialmente esplosivo) fino a quando, per ragioni sconosciute al momento, non abbia dovuto abbandonarla. Le molotov erano pronte all’uso: la miccia imbevuta, la benzina all’interno. Mancava solo il fuoco. Da qualche parte, quelle bottiglie incendiarie, dovevano essere dirette, dovevano avere un proprio obiettivo. Al momento, però, non vi sono certezze. Volanti, Digos e Scientifica hanno raccolto ogni elemento utile alle indagini, a partire proprio da piazza D’ Arogno. Il fatto che poi, il mezzo della Dolomiti Energia si sia fermato in via Parti è puramente casuale. Non lo sarebbe, in realtà, nella tabella di marcia del lavoro di raccolta dell’operatore in servizio. Eppure l’area transennata, proprio dietro la facoltà di Sociologia, ha destato l’attenzione di più di un passante. Qualcuno, in transito a piedi lungo via Rosmini, chiedeva ansioso: «Che cosa è successo, qualcosa all’ Università?». L’ateneo sullo sfondo delle divise della scientifica era, ieri, solo questo, lo sfondo di una azione di messa in sicurezza. Piazza D’Arogno si trova però proprio nelle vicinanze della facoltà. Ogni ipotesi, qualsiasi congettura, è un azzardo, ribadiscono più volte le fonti investigative. Si parte dagli elementi certi, per poi cercare, nelle pieghe della città, quello che il tempo ha nascosto agli occhi dei più. Si dovrà capire ora chi era seduto su quella panchina, chi vi è passato accanto, lasciando quella borsa diretta, per ora, in luogo ancora sconosciuto. Via Prati con la Scientifica, la notizia “molotov a Trento”, ieri hanno scosso parecchie persone.













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