In carcere la banda dei bancomat

Nel giugno scorso avevano clonato più di 300 carte solo da tre sportelli rivani



RIVA. Nel giugno scorso l'assalto ai bancomat da parte di una banda abile quanto organizzata aveva gettato lo scompiglio a Riva e in mezzo Garda. Solo in città più di 300 carte potenzialmente clonate erano state bloccate e sostituite. E la stessa banda aveva colpito sicuramente anche a Malcesine, Bardolino e Parona. Con un po' di fortuna ma anche spiccato acume investigativo, prima si era scoperto e sequestrato il marchingegno che permetteva le clonazioni, poi si erano individuati e segnalati alle forze di polizia di tutta Europa i responsabili. Martedì sera sono stati arrestati, in stazione a Bolzano. Il lavoro investigativo aveva portato già a fine agosto all'ordinanza di arresto per due dei tre presunti responsabili dei colpi.

Tutti Bulgari, residenti a Verona. Due, Lessov Nicolay Jordanov, 38 anni, e Dinkov Ruslan Atanasov, 37 anni, avevano dichiarato di essere in Italia per una attività di import-export di auto; il terzo, denunciato a piede libero perchè gli indizi a suo carico erano stati ritenuti dal gip La Ganga meno schiaccianti, si era detto qui per ottenere il riconoscimento in Italia della laurea in giurisprudenza ottenuta in Bulgaria. Dettagli che loro stessi avevano riferito ad una pattuglia della Polizia rivana quando erano stati fermati ad un posto di blocco. Tutto in ordine: nessun precedente penale, carte di identità in regola, niente di sospetto a bordo. Erano stati congedati.

Pochi giorni dopo però gli stessi uomini che li avevano identificati si erano trovati a visionare il filmato delle telecamere di una delle banche prese di mira, quella dove era stato recuperato il materiale per la clonazione. E li avevano riconosciuti: l'indagine ha preso le mosse da lì. Preoccupante quanto affascinante il mondo che i poliziotti hanno scoperto. Lo sportello bancomat viene alterato mettendo una seconda tastiera, identica, sopra quella originale. Include un sistema che memorizza i codici digitati. Una plancia altrettanto perfetta viene sovrapposta e incollata a mascherare la manomissione. Infine una testina magnetica viene fissata nella fessura per il bancomat e collegata ad una batteria e a una scheda di memoria. A lavoro finito (4 minuti per montare tutto, 3 per smontare, hanno appurato i poliziotti) la manomissione è quasi impercettibile.

E non c'è da pensare ad abilissimi artigiani: tutto il materiale si trova in Internet su siti russi per un prezzo che varia da 1000 a 5000 euro. Pagabili in contante o con parte dei dati carpiti. Dati che hanno a loro volta un mercato: una chiavetta di dati viene ceduta per 2000 euro a chi materialmente incasserà. La banda presa a Riva si limitava a carpire codici magnetici e pin delle carte da clonare. Un mondo evoluto molto da quando nel 2002, proprio a Riva, venivano arrestati i primi clonatori presi in Trentino. Usavano una piastrina per far incastrare la carta nel lettore e poi una avvenente bionda fingendo di aiutare il malcapitato gli faceva digitare, sotto i suoi occhi, di nuovo il codice. Bastava recuperare la carta ed era fatta.













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