Imu, stangata per Itea, Curia e Provincia

Quasi raddoppiate rispetto all’Ici le somme dovute. E tra i privati “botte” per gli usi gratuiti e gli affitti a canone minimo


di Luca Petermaier


TRENTO. A meno di una settimana dalla prima - temuta - scadenza del 18 giugno, nel mondo dell’Imu regna ancora una gran confusione. Nonostante il Comune di Trento (con grande anticipo e ottima organizzazione, va riconosciuto) abbia già spedito nelle case dei contribuenti circa 42 mila lettere con il calcolo della nuova tassa (i famosi F24 con cui la Lega ieri ha fatto un falò davanti al Commissariato, vedi articolo a fianco), negli uffici del Servizio tributi in piazza Fiera l’assalto dei cittadini è quello di sempre. Nei primi sei giorni di giugno sono state 1113 le persone che si sono rivolte allo sportello dedicato alle informazioni sull’Imu, con una media giornaliera di 185 richieste. La punta “critica” di maggior afflusso si è registrata invece il 22 maggio scorso con 336 contribuenti che si sono messi in fila per risolvere quesiti e chiedere informazioni. Nonostante l’afflusso, tuttavia, la media di attesa si è rivelata “umana”: 21 minuti e 23 secondi.

Finora su circa 20 situazioni analizzate, gli uffici hanno rilevato un centinaio di errori, il che conferma la validità del sistema messo in piedi dal Comune di Trento.

A pochi giorni dalla scadenza della prima rata, il dirigente del Servizio tributi Giorgio Antoniacomi ha ormai sotto mano un quadro chiaro delle categoria di cittadini che, con l’Imu, subiranno autentiche mazzate e di chi, al contrario, potrà tirare un sospiro di sollievo rispetto all’incubo salasso. «Diciamo - spiega - che le categorie più penalizzate sono due: chi gode di un appartamento in comodato gratuito, magari concesso dai genitori e chi affitta a canone minimo. Entrambe le categorie erano escluse dal pagamento dell’Ici, mentre ora dovranno versare l’aliquota massima (7,83 per mille) prevista per le seconde case». In soldoni il gettito previsto per il Comune è di 1,5 milioni di euro per il comodato gratuito (che riguarda circa 2.500 persone) e poco meno di 500 mila euro per il canone minimo (salasso che colpirà un migliaio di contribuenti).

Cifre importanti per un privato, ma che scompaiono di fronte agli F24 arrivati ai “grandi pagatori”, enti o associazioni di natura pubblica o pubblicistica che possiedono decine di immobili.

L’Itea risulta l’ente più colpito dall’Imu che costerà alle casse dell’Istituto di edilizia abitativa 6,2 milioni di euro (contro i 2,9 milioni di Ici, a livello provinciale). «Aumentare i canoni di affitto? Non possiamo» - spiega la presidente Aida Ruffini. «Dovremo capire come intervenire».

Cifre differenti per la Provincia che (attraverso Patrimonio del Trentino) si appresta a pagare la prima di due rate da 320 mila euro, per un totale nel 2012 di 640 mila euro.

Anche per la Curia di Trento l’Imu ha significato il raddoppio delle cifre da versare al Comune rispetto alla vecchia Ici. I 601 immobili della Chiesa presenti nel capoluogo generavano un gettito Ici di circs 230 mila euro, che diventeranno 460 mila con l’Imu in seguito all’aumento dell’aliquota (dal 6, al 7,83 per mille) e all’adeguamento degli estimi catastali.

Infine la Federazione delle Cooperative: l’Imu produrrà un aumento del 59% degi esborsi rispetto all’Ici, portando il “contributo” dovuto dalla Federazione da 38 mila euro a 60.823 euro.

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